La Stampa
Nei primi nove mesi 2013, l’Ispettorato repressione frodi del ministero dell’Agricoltura ha fatto in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria 43 sequestri di prodotti agroalimentari con «finte» denominazioni d’origine (DOP, IGP e altre) per un valore totale superiore ai 2 milioni. Sono stati messi i sigilli a 45 mila litri di vino per etichettatura irregolare o ingannevole, altri 50 mila litri di DOCG sono stati ritirati per il tasso alcolometrico difforme dal disciplinare di produzione. Sequestrate 13 tonnellate di castagne sciroppate falsamente etichettate come Marrone della Val Susa IGP. I vini restano tra i prodotti agroalimentari più copiati all’estero: in Brasile è spuntato il profumo «Barolo», in Messico un rosso che del Barolo ha solo il nome.
Nel primo Fiandino re Evanzio i caso, il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero è stato risarcito, ma è ancora impegnato per risolvere il secondo. «Per tutelarci dalle contraffazioni, abbiamo registrato i marchi Barolo e Barbaresco nel mondo, investendo oltre 250 mila euro» conferma Andrea Ferrero, direttore del Consorzio. «L’incognita maggiore è la Cina, che non riconosce il sistema delle denomina zioni d’origine – spiega Giovanni Minetti dell’organizzazione Vignaioli Piemontesi, che riunisce 8 mila produttori. – Per ora a farne le spese sono i vini francesi, presto potrebbero copiare i nostri».