In che modo viene riorganizzata la filiera produttiva delle verdure, alla luce delle trasformazioni in corso nel settore agroalimentare? Nel nostro Paese, il modello è nato sull’onda della vendita al dettaglio su larga scala per migliorare la tracciabilità. Oggi siamo testimoni di un perfezionamento mirato a rafforzare alcuni requisiti, come l’origine italiana dei prodotti, l’assenza di OGM, l’utilizzo di specifiche varietà. Alcuni dei cambiamenti che stanno prendendo piede adesso vanno verso questa direzione. Ciò di cui stiamo parlando è una “green revolution“, che mira alla tutela dell’ambiente, così come all’agricoltura 4.0, che spazia dai droni alla blockchain, la quale traduce i dati digitali in informazioni a beneficio di una maggiore qualità dei cibi e alla sicurezza, al punto da rendere possibile trasmettere i valori nutrizionali nel dettaglio. Tuttavia, a seconda degli obiettivi, gli operatori di settore fanno affidamento a una serie di certificazioni sofisticate.
Maria Chiara Ferrarese, vicedirettrice e responsabile Ricerca&Sviluppo di CSQA – un ente di certificazione leader in Italia nel settore agroalimentare – spiega:”Da un lato, la garanzia dell’origine italiana dei prodotti rappresenta sempre un notevole valore aggiunto per il consumatore. Dall’altro lato, vi è una crescente richiesta di garanzie sul tema della sostenibilità, sulla base di tre valori: ambientale, sociale ed economico. Ci si riferisce in particolare a tecniche agronomiche di coltivazione a basso impatto (rispettose dell’ambiente, dei lavoratori e della comunità), alla valutazione dell’impatto ambientale (CO2, acqua, rifiuti), all’equità e alla gestione della forza lavoro. In più, si sta profilando una maggiore attenzione alla riduzione dei residui di pesticidi sui prodotti finiti, fino a giungere alla garanzia di totale assenza di essi, anche se si va ben oltre l’attuale legislazione in vigore”.
Fonte: Italian Food Exellence