L’olio extravergine di oliva Monti Iblei DOP è ottenuto dai frutti dell’ulivo di varietà Tonda Iblea, Moresca e Nocellara Etnea. La denominazione è accompagnata dalle menzioni geografiche Monte Lauro, Val d’Anapo, Val Tellaro, Frigintini, Gulfi, Valle dell’Irminio, Calatino, Trigona-Pancali. Aspetto, odore e sapore variano a seconda della menzione geografica. La zona di produzione interessa alcuni comuni delle province siciliane di Siracusa, Ragusa e Catania. Il Consorzio di tutela è guidato dal presidente Giuseppe Arezzo e dal direttore Umberto Godano ai quali Consortium ha rivolto alcune domande.
Presidente Arezzo, qual è il numero di produttori iscritti alla vostra DOP aggiornato all’ultimo anno? Il Consorzio vanta un numero di iscritti pari a 260, di cui 210 olivicoltori, 17 frantoiani, 30 confezionatori e 4 intermediari, e una produzione DOP in crescita, come si evince dai dati dell’olio certificato nelle ultime tre campagne che ho il piacere di riportare: campagna 2018/2019 circa 2.266 quintali; campagna 2019/2020 circa 2.300 quintali; campagna 2020/2021 circa 2.989 quintali.
Ritenete che il valore di mercato della vostra denominazione sia soddisfacente? In merito al valore di mercato della nostra DOP possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti: le vendite si sono ormai stabilizzate in diversi Paesi che riconoscono il nostro come un prodotto genuino, salutare e quindi di eccellenza. Viene richiesto sempre più frequentemente ai nostri soci di poter visitare le proprie aziende per poter toccare con mano e scoprire non solo il prodotto, ma anche lo splendido territorio che lo ospita. Il valore di mercato è spesso supportato e mantenuto dall’abbinamento, in costante crescita, dell’olio evo Monti Iblei DOP sia all’alta ristorazione sia con le proprietà salutistiche di tutti gli oli EVO di alta qualità.
Direttore Godano, qual è il mercato di riferimento della vostra denominazione? Quali sono i mercati stranieri più interessanti per voi? Il mercato di riferimento del Monti Iblei DOP è andato via via ad ampliarsi. In particolare, sono stati raggiunti importanti mercati oltre a quello europeo, ci riferiamo a quello asiatico, soprattutto per quanto riguarda il Giappone, e a quello degli USA. Rimangono quindi questi i mercati stranieri più interessanti, ma si spera di poter aggiungere a breve anche l’Australia e gli Emirati Arabi.
Quali sono i punti di forza e i punti di debolezza della vostra denominazione? I punti di forza sono sicuramente le cultivar tipiche del nostro territorio, la dedizione e la professionalità con cui i nostri bravi imprenditori coltivano gli oliveti e, infine, ma di non minore importanza, l’attenzione dei trasformatori (frantoiani) all’innovazione delle attrezzature inerenti alla molitura, che rappresenta il momento più delicato della produzione di un olio di alta qualità. Tutto questo genera un prodotto che oramai è riconosciuto nei diversi concorsi di settore, vantando l’assegnazione di numerosi premi e menzioni. I punti di debolezza risiedono, invece, nella dimensione dell’areale e, di conseguenza, della quantità di prodotto certificato. Anche il PSR della Regione Sicilia ha penalizzato il settore olivicolo in quanto, per accedere ai fondi volti alla realizzazione di nuovi impianti, occoreva che il beneficiario avesse una base aziendale di almeno 9 ettari. Questo ha frenato l’aumento della superficie olivetata del nostro areale, oltre a quello della Sicilia, e di conseguenza frenerà anche la crescita di olio EVO certificato che, invece, avrebbe giovato, vista la crescente richiesta del prodotto.
Fonte: Consortium 2021_03