L’olio extravergine di oliva Marche IGP è ottenuto dai frutti dell’olivo delle varietà Ascolana tenera, Carboncella, Coroncina, Mignola, Orbetana, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia/ Raggiola, Rosciola dei Colli Esini e Sargano di Fermo, Frantoio e Leccino. La zona di produzione dell’olio extravergine di oliva Marche IGP comprende numerosi comuni situati nelle Marche. Ha un colore giallo/verde e un sapore mediamente fruttato, amaro, piccante con piccole oscillazioni verso l’intenso o il leggero. Consortium ha intervistato il presidente del Consorzio di tutela Ugo Gaetano Agostini.
Presidente Agostini, qual è il numero di produttori iscritti alla vostra IGP aggiornato all’ultimo anno? Il numero degli iscritti al circuito IGP è ancora esiguo ed è pari a 66 operatori che assumono uno o più ruoli. Pertanto, abbiamo 50 olivicoltori, 26 frantoiani, 30 confezionatori e 3 intermediari. Dal punto di vista produttivo, passiamo da una produzione certificata IGP pari a 207 quintali nel 2017 (primo anno di IGP) ad una produzione di 183 quintali nel 2020. Il dato ha subito una flessione negli ultimi tre anni anche a causa della gelata che ha compromesso gran parte delle produzioni.
Ritenete che il valore di mercato della vostra denominazione sia soddisfacente? Sì, il prezzo medio a litro dell’olio extravergine Marche IGP oscilla tra 16 e 18 euro con positiva ricaduta in termini di valore aggiunto (+50%) rispetto alle produzioni tradizionali.
Qual è il mercato di riferimento della vostra denominazione? Quali sono i mercati stranieri più interessanti per voi? Il mercato di riferimento in Italia è rappresentato prevalentemente da vendita diretta in frantoio (40%), forniture a GDO (40%) e Horeca, enoteche e piccolo dettaglio (20%). L’olio Marche IGP raggiunge i mercati esteri di nicchia prevalentemente nord europei (5%). I mercati più interessanti per noi sono: Europa, Giappone, Inghilterra, USA.
Quali sono i punti di forza e i punti di debolezza della vostra denominazione? I numeri da soli rendono chiara l’immagine di una produzione estremamente esigua e frammentata. Una prima considerazione riguarda quindi l’offerta che andrebbe meglio strutturata puntando a un maggiore prodotto certificato che, tuttavia, non può prescindere da un incremento generale delle superfici olivetate. Puntiamo ad investire maggiormente su nuovi impianti olivicoli e al recupero di quelli abbandonati, oltre che all’ammodernamento dei frantoi e dell’intera filiera per ampliare la produzione e la concentrazione dell’offerta di qualità certificata. Come Consorzio di tutela, nato dalla trasformazione del Consorzio Marche Extravergine, siamo convinti che occorra lavorare per promuovere più efficacemente la cultura e il consumo dell’olio marchigiano con iniziative e specifici programmi di sviluppo da mettere a punto con enti, associazioni e con la Regione Marche. Sul fronte export, data l’esigua produzione e l’alto livello di frammentarietà, risulta al momento difficile guardare ai mercati esteri che, tuttavia, rappresentano un obiettivo di medio-lungo periodo per la crescita del settore in termini di valore. Infatti, tra le attività del Consorzio ci sono anche quelle improntate allo sviluppo commerciale delle aziende associate attraverso la partecipazione a fiere ed eventi di promozione diretta sia sul mercato nazionale che estero, oltre al fondamentale compito di vigilare per salvaguardare l’uso corretto della Denominazione di Origine da tentativi di plagio e concorrenza sleale assieme all’ispettorato per la tutela della qualità e repressione delle frodi alimentari. Indubbiamente le Marche hanno un potenziale ancora inespresso in termini di produzioni olivicole di pregio, potendo contare su uno dei più alti livelli di biodiversità con oltre venti cultivar autoctone che testimoniano una tradizione antica, da sempre attenta al territorio e alla sua identità. La reputazione dell’olio “Marche” è infatti antichissima e si è mantenuta sino ai giorni nostri. Il ruolo del nostro Consorzio di tutela delinea un modello di produzione di altissima qualità certificata, tracciata, trasparente e, quindi, affidabile. Nonostante la dimensione produttiva ridotta, si tratta di un modello altamente sostenibile dal punto di vista ambientale e capace di offrire opportunità alle comunità locali all’interno di un contesto territoriale di indiscussa bellezza.
Fonte: Consortium 2021_03