Italia Oggi
L’olio extravergine d’oliva italiano ha superato ad agosto i 4 euro al chilo sulla piazza di Bari. Alla borsa di Jaen, l’extravergine spagnolo è ormai vicino ai 3 euro al chilo. Si tratta delle quotazioni più alte registrate dalla primavera 2011 ad oggi, con un trend in forte crescita nelle ultime settimane. Le giacenze si sono molto ridotte, scendendo sotto le 600 mila tonnellate nel paese iberico a luglio e essendosi azzerate in Italia. A preoccupare gli operatori le prime indicazioni di campagne olearie non abbondanti, sia in Italia sia in Spagna, ma soprattutto le proiezioni sulla qualità, che dovrebbe risultare modesta. Ragioni opposte per i due principali paesi produttori del Mediterraneo. In Spagna è la siccità a destare allarme specie in Andalusia, dove vi è il serio rischio che il rapporto polpa / nocciolo del frutto sia tanto sfavorevole da dare origine al difetto di secco. In Italia, in particolare al Centronord, sono invece state le eccessive precipitazioni ad allarmare gli olivicoltori. Le temperature miti e l’alto tasso di umidità hanno infatti favorito gli attacchi di mosca delle olive, lebbra e rogna che, se non adeguatamente controllati, possono originare i difetti di verme o di grossolano. Gli oli con difetti organolettici non possono essere classificati come extra vergini di oliva, diminuendo quindi la disponibilità di questo prodotto sul mercato. Secondo Lamine Lahouasnia, capo del settore food di Euromonitor International: «la siccità in Spagna e il suo impatto sul mercato di oliva sono potenzialmente molto significativi. Se non arrivassero le prime piogge è lecito attendersi nuovi rialzi dei listini.» La situazione appare addirittura più problematica del 2012, annus horribilis dell’olivicoltura mondiale con un’offerta che non superò la domanda. Allora l’aumento medio dei prezzi al consumo sul mercato americano fu dell’8%.
Extravergine sull’altalena dei prezzi