Un tesoretto di fondi pubblici da 1,4 miliardi di euro: su tanto può contare, per il momento, il made in Italy per dare corpo e sostanza ai sei pilastri su cui poggia il nuovo patto per l’export, siglato ieri alla Farnesina tra il governo e le principali organizzazioni produttive. La firma è giunta ieri, nel corso del primo evento pubblico organizzato «dal vivo» dall’esecutivo, dopo la fine del lockdown. A corredo, il Ministero degli esteri ha diffuso una guida con tutte le misure di sostegno alle esportazioni. Anche regione per regione.
Sei direttrici d’azione, si diceva, che, ai tradizionali strumenti di comunicazione, promozione integrata e formazione/informazione all’estero sui prodotti italiani, per la prima volta, affiancano: una sorta di riforma dell’e-commerce, che porti alla creazione di «modelli complementari di fiere virtuali» e di eventi promozionali digitali per l’offerta del made in Italy in mercati-chiave; il ricorso a nuovi strumenti di finanza agevolata, anche in favore di giovani imprenditori e start-up; il protagonismo diretto del sistema fieristico italiano, che dovrà essere digitalizzato e sostenuto con incentivi su misura.
Ma andiamo con ordine, partendo dai fondi. E affrontando da subito le nuove leve agevolative a disposizione e quelle da sfruttare il prima possibile. La leva finanziaria principe del patto per l’export viene gestita da Simest per conto della Farnesina: è un ventaglio di strumenti messi in campo attingendo al fondo istituito dalla
legge n. 384/1981. Si tratta di una legge storica del sostegno all’internazionalizzazione, ora appositamente riformata nelle sue modalità di utilizzo. Presto sarà anche potenziata, visto che il governo ha sul tavolo, in via di approvazione, l’aumento dei massimali di finanziamento per tutte le misure. Questo strumento, quindi, ha mille volti.
Il primo, di natura straordinaria, è un finanziamento agevolato che potrà essere richiesto fino al 31 dicembre senza dover prestare alcuna garanzia. Obiettivo: supportare le imprese italiane, specie le PMI che esportano beni e servizi, nei processi di crescita e internazionalizzazione nei mercati extra-Ue. C’è di più: è in fase di approvazione l’estensione della medesima agevolazione anche ai paesi (cioè ai mercati) UE. Per supportare i finanziamenti a tasso agevolato erogati dal fondo 384/81, ci sono in cassa 600 milioni di euro; altri 300 milioni serviranno a finanziare una quota di contributo a fondo perduto, che, fino al 31 dicembre, potrà integrare il finanziamento richiesto.
Fonte: Italia Oggi