Le esportazioni mondiali di vino e mosto, per la prima volta nella storia, superano i 30 miliardi di euro in 12 mesi, grazie ad un balzo, a giugno 2017, del +1,7% a volume e del +4,5% a valore, a quota 10,4 miliardi di litri (+176,6 milioni) e 30,051 miliardi di euro (+1,281 miliardi), per un prezzo medio di 2,89 euro al litro (+7 centesimi). Il commercio enoico, così, supera una nuova soglia, come raccontano i dati dell’Observatorio Español del Mercado del Vino (www.oemv.es) sul periodo che va dal giugno 2016 al giugno 2017, che sottolineano come la crescita in valore riguardi tutte le categorie, mentre in volume si arresta quella dello sfuso, rimasto stabile. Continuano a guadagnare quote di mercato importanti gli spumanti, a prezzi medi leggermente più bassi, mentre i vini fermi imbottigliati rappresentano ancora la quota maggioritaria: più del 54% dei volumi commercializzati ed il 71% dei valori.
In questo panorama, la Spagna perde terreno come primo esportatore mondiale per volumi (-136,5 milioni di litri), pur fatturando qualcosa in più (8,5 milioni di euro per la precisione), con una crescita del prezzo medio del 6,5%, a 1,22 euro al litro. Per valori, invece, la leadership di Francia e Italia è sempre più solida, grazie ad una crescita dei fatturati derivanti dalle spedizioni all’estero, rispettivamente, di 467,5 e 353 milioni di euro, ma sono buone anche le performance di Australia e Nuova Zelanda.
E che l’export del vino italiano sia in salute lo conformano i dati, di qualche giorno fa, dell’ultimo report Ismea, basato su dati Istat, da cui emerge come le spedizioni siano cresciute ancora nei primi sei mesi 2017 (avvicinando sensibilmente l’obiettivo dei 6 miliardi di euro entro fine anno): +8% in valore, a 3,3 miliardi di euro, e +7% in volume a 12 milioni di ettolitri. Dopo un 2016 in frenata, la categoria più importante, quella dei fermi imbottigliati, torna a crescere, del 6% in valore e del 3% in volume, mentre l’outperformer è rappresentato ancora una volta dagli spumanti, con un notevole +13% a volume e +15% a valore. Un exploit sempre più sinonimo delle denominazioni del Prosecco, con la bollicina veneta che rappresenta il 56% del volume e il 60% del valore della categoria. Anche se, in Usa, la Francia ci ha superato.
Fonte: WineNews.it