L’economia delle etichette certificate traina il settore agroalimentare e risulta una delle aree che, in tempo di pandemia, ha saputo contenere meglio l’emorragia causata dalle limitazioni a produzione, distribuzione e consumo
A rivelarlo è il XIX Rapporto Ismea – Qualivita sul settore italiano dei prodotti DOP e IGP nel 2020, presentato lunedì scorso alla presenza del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Stefano Patuanelli.
L’analisi mostra che, nell’anno dell’esplosione della pandemia da Covid-19, il valore complessivo della produzione certificata DOP e IGP agroalimentare e vinicola italiana che conta 841 prodotti e 286 Consorzi di tutela – è pari a 16,6 miliardi di euro, in flessione del 2% rispetto al 2019.
Di questi, 7,3 miliardi provengono dal comparto cibo (-3,8% su base annua) e 9,3 dal vino (-0,6%). Si tratta del primo stop importante nel percorso delle etichette certificate, che non ridimensiona l’importanza della filiera nel fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale (19% del totale).
L’impatto del Covid sul valore alla produzione non è stato uguale in tutti i comparti: i formaggi, che rimangono i leader della filiera DOP e IGP, hanno perso il 7,8% rispetto al 2019, mentre gli ortofrutticoli e cereali (+26,9%), i prodotti di panetteria e pasticceria (+18,1%) e le paste alimentari (+17%) hanno fatto segnare le crescite più rilevanti. Regge nel complesso l’export delle etichette DOP e IGP (+1,6% nell’agroalimentare, -1,3% nel vitivinicolo), con un valore complessivo di 9,5 miliardi di euro (-0,1% sul 2019) e un peso del 20% sul fatturato totale delle esportazioni nel settore agroalimentare.
Sui mercati esteri, cibo e vino registrano crescite rispettivamente del15% e del 4,1%, nell’export verso i Paesi Ue e cali del 12% e del 4,3% verso gli extra Ue.
“Questi dati evidenziano come il modello delle Indicazioni geografiche sia ormai consolidato – ha detto Mauro Rosati, direttore generale di Qualivita-. La pandemia ha mostrato che la globalizzazione è stata messa in crisi mentre le filiere a medio e corto raggio hanno retto all’urto del Covid. Questo sistemava replicato e non solo nel settore agroalimentare”.
A livello territoriale, la regione che produce più valore complessivo con i suoi prodotti DOP e IGP è il Veneto (3,6 miliardi), soprattutto grazie alle iniziative messe in atto negli ultimi anni con il prosecco (il vino da solo vale 3,2 miliardi).
Al secondo posto l’Emilia-Romagna (3,2 miliardi), trainata dal food (2,8 miliardi), mentre chiude il podio la Lombardia (2 miliardi). In quarta posizione il Piemonte (1,3 miliardi), seguito dalla Toscana (1,1 miliardi). Per quanto riguarda le province, la regina indiscussa è Treviso (1,5 miliardi), che precede Parma (1,3 miliardi) e Verona (1,2 miliardi).
Con i suoi 12,3 miliardi di valore sui 16,6 totali, il Nord Italia trascina le filiere DOP e IGP italiane, ma è invece il Sud l’unica area del nostro Paese a mostrare un incremento complessivo del valore nel 2020 rispetto al 2019 (+7,5%). Viste le ripercussioni positive per le etichette certificate anche nella grande distribuzione organizzata (+9,7% di vendite a peso netto nel 2020), secondo Ismea e Qualivita siamo di fronte a un nuovo contesto alimentare, in cui gusti ed esigenze dei consumatori sono cambiati.
Il sistema delle indicazioni geografiche contribuisce alla penetrazione del made in Italy nel mondo, “ma per consolidare questo trend abbiamo individuato le sfide del futuro: filiere sostenibili, turismo di qualità e cultura e benessere”, dice Rosati. Ci saranno da affrontare anche i cambiamenti che seguiranno alle riforme europee, come la revisione del quadro normativo dell’etichettatura e del regolamento DOP e IGP, che potrebbero penalizzare il sistema agroalimentare italiano e già stanno suscitando polemiche: “Sarà necessario salvaguardare e tutelare l`intero sistema produttivo dai rischi che possono generare l’omologazione alimentare o i sistemi di etichettatura fuorvianti come il Nutriscore – ha detto il ministro Patuanelli -. Vogliamo mettere le imprese nelle migliori condizioni per intercettare le opportunità delle iniziative del governo e compiere un ulteriore salto di qualità in Europa e nel mondo”.
Fonte: Corriere l’Economia