Il cibo nel 2050? I consumatori lo vorrebbero «democratico, accessibile a tutti», più sicuro e controllato, ma se lo aspettano anche «freddo, sterile, standardizzato. Questo il risultato di un’indagine svolta da Doxa per Coop e presentata ieri a Expo 2015. Lo studio ha indagato le aspettative, i desideri e i timori dei cittadini di otto Paesi del mondo – Italia, Germania, Uk, Usa, Russia, Cina, India e Brasile – e se ne è discusso nel corso della tavola rotonda organizzata da Coop Italia, «Il futuro del cibo, bene comune». «In tre generazioni tutto è cambiato – ha spiegato l’ad di Doxa, Vilma Scarpino -. Oggi c’è maggiore consapevolezza razionale del rapporto tra benessere e cibo.
Non c’è più l’idea che il cibo serve a sfamare la popolazione o la famiglia, non c’è l’idea che si può consumare qualsiasi cibo che l’industria fornisce, ma c’è l’idea che si debba per il proprio bene il meglio che il mercato offre. I consumatori sia spettano di avere un cibo sano, buono pur perdendo di fatto, i valori della territorialità della tradizione. Quindi un cibo sempre più globalizzante e globalizzato». Secondo gli intervistati (6400 in totale) a decidere delle caratteristiche del cibo del futuro dovranno essere soprattutto i cittadini, seguiti dal mercato e dall’industria. «Meno – sottolinea Scarpino – le istituzioni e i governi, che devono occuparsi più delle regole a tutela del cibo». In tutti gli otto Paesi considerati, quello che il 56%o dei cittadini chiede è che il cibo sia buono e sicuro per tutti. In altri termini, che sia «cibo democratico».
Fonte: Avvenire