Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita: «Cibo di qualità significa avere caratteristiche codificate e orientate al benessere». Dalla melannurca al radicchio, un mondo da scoprire.
Le pecore che pascolano in Sardegna da secoli sulle stesse ripide rocce adesso “parlano” in inglese, o almeno così fanno i ricercatori di Agris e gli allevatori del Consorzio IGP Agnello Sardo: col progetto Life Green Sheep (che riduce l’impronta di carbonio della carne e del latte) hanno vinto la prima edizione del premio Italia Next DOP. Il futuro, declinato con parole diverse (sostenibilità, nutraceutica, marketing e altre ancora), è anche tra i panettieri che davanti al forno ripetono gli stessi gesti dei loro nonni o tra i casari che oggi fanno esattamente quel che Polifemo faceva già nella notte dei tempi.
Tutti consapevoli che il fascino della tradizione è ingrediente essenziale del Made in Italy, il cibo più desiderato al mondo. «Ma fermi non si può restare, perché siamo di fronte – afferma Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita – a un momento di grande evoluzione del sistema agroalimentare italiano che oltre alla sfida della transizione deve affrontare gli attacchi internazionali».
La realtà di oggi, tradotta in numeri, indica 846 prodotti a denominazione protetta (320 DOP, IGP e STG nel cibo e 526 DOP e IGP nel vino) che fanno dell’Italia il Paese al mondo col più alto numero di alimenti tutelati (la Francia ne ha 686, la Spagna 336). Il giro d’affari ammonta a 19,1 miliardi di euro con esportazioni per 10,7 miliardi che sono il traino e la punta di diamante del Made in Italy. Il punto di forza è l’essere non delocalizzabili, perché radicati da sempre nei territori di origine dove sono coinvolti 198.842 operatori.
«Le nostre filiere – racconta Rosati – hanno una nuova visione della qualità e grazie anche alla ricerca scientifica stanno evolvendosi per rimanere leader sui mercati». Per questo, per la prima volta, a Roma, i rappresentanti dei 291 consorzi di tutela si sono incontrati non per parlare di gusto, abbinamenti, volatilità e aromi nel vino, ma in un simposio scientifico con al centro 90 progetti selezionati dalla Fondazione Qualivita.
«Investire nella ricerca – ha confermato il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida – vuol dire puntare a essere sempre più competitivi e sostenibili e ancora più capaci di competere sul piano internazionale e sui grandi mercati che hanno voglia di Made in Italy». «Cibo di qualità significa – spiega Rosati – avere anche caratteristiche nutrizionali ben codificate e orientate al benessere». A tal punto che dalla ricerca sulle DOP italiane sono nati prodotti nutraceutici (parola che deriva da nutrizione e farmaceutica).
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Fonte: Molto Futuro