Il vitigno Nerello Mascarese è base del celebre Etna DOP Rosso, così enti locali e aziende agricole pensano ad un progetto che guarda al turismo di qualità.
Il delicato equilibrio fra la natura e l`uomo, tra l`Etna e la Sicilia, eterna terra di fuoco e passioni, è l`equazione perfetta per ottenere un grande vino come l’Etna DOP Nerello Mascalese. Questo vitigno autoctono, a bacca rossa dal sapore intenso e dalle note opulenti, dall`incontrastata unicità grazie al profondo terreno ricco di cenere, ai sali minerali e alla sabbia del vulcano attivo più alto d`Europa, fa la sua prima apparizione durante la colonizzazione greca nell`VIII secolo a. C. sulle coste della Calabria, per poi spostarsi a Catania nel 728 a.C. Ma è solo in epoca romana che il Nerello Mascalese comincia a diffondersi alle pendici dell`Etna.
Nel 1968 il Nerello Mascalese diventa la base per la denominazione che pggi è l’Etna Rosso DOP, di cui rappresenta almeno l`80%, mentre il restante 20% è dato dal vitigno Nerello Cappuccio. Ed è proprio “per dare maggiore attenzione alla storia di Mascali, alla valorizzazione del Nerello Mascalese, per farne una risorsa culturale e turistica, che è intenzione dell`Amministrazione mascalese del sindaco
Luigi Messina in sinergia con l`assessorato alla Cultura retto da Veronica Musumeci, di coinvolgere nei prossimi mesi, attraverso incontri e meeting, le aziende vitivinicole del territorio dell`Antica Contea di Mascali.
“L`abolizione degli eventi legati della ristorazione a causa della pandemia ci ha molto penalizzato – spiega Diego Bongiovanni dell`azienda Bio di “Case del Bagolaro” di Mascali – ma vogliamo ripartire e per questo stiamo lavorando in sinergia con altre aziende agricole locali per valorizzare i cammini, ognuno con un suo contenuto specifico, dalle degustazioni, alle visite botaniche, a quelle geologiche e antropologiche”.
Fonte: La Sicilia