La promozione turistica dei territori italiani può passare sempre di più dai Consorzi di tutela del vino attraverso l’Enoturismo. Quest’ultimi hanno infatti la grossa opportunità di evolvere il loro ruolo contribuendo allo sviluppo dell’enoturismo, asset strategico per la ripartenza dopo le grosse difficoltà provocate dall’emergenza sanitaria. Condizione iniziale è la presa d’atto di questa occasione e la condivisione tra realtà consortili e produttori del know-how, delle case histories e delle buone pratiche del settore. Ed è in questa direzione che va la scelta del Consorzio Tutela del Gavi di commissionare all’Università Bocconi la ricerca “Enoturismo: Il Vino e Il Territorio”, i cui risultati verranno presentati in occasione dell’assegnazione del Premio Gavi La Buona Italia 2020, e di includere nella short list del premio proprio le realtà più virtuose da questo punto di vista.
“Se, dal campione di Consorzi finora intervistato, l’80% dedica spazi alla comunicazione del proprio territorio e vede nell’Enoturismo un’opportunità importante per il comparto vitivinicolo in cui i Consorzi devono giocare un ruolo significativo – commenta Magda Antonioli, responsabile della ricerca e direttrice della Laurea Specialistica ACME dell’UniversitàBocconi – “c’è ancora da lavorare per incidere significativamente, attraverso azioni integrate on- e off-line, sull’offerta enoturistica dei territori”.
Con questo obiettivo, per la VI edizione del Premio, il Laboratorio Gavi e il suo Comitato di indirizzo hanno mappato le attività digital dei 124 Consorzi Italiani del vino fotografandone lo stato dell’arte.
La short list del Premio Gavi La Buona Italia 2020.
Sono 20 i Consorzi inseriti nella short list del Premio, tra cui i 23 componenti della Giuria selezioneranno un Primo Premio e due Menzioni speciali, che verranno assegnati entro la prima metà di luglio 2020.
“La competitività enoturistica delle aziende vinicole è frutto anche del gioco di squadra tra denominazioni e territorio” – commenta Roberto Ghio, Presidente del Consorzio Tutela del Gavi – “Infatti i Consorzi di tutela contribuiscono a creare e rafforzare la peculiare ‘reputazione’ del comprensorio, rappresentata da un insieme di elementi quali natura, vino, personaggi, storia, tradizioni, innovazione. Questo lavoro integrato ricade positivamente sulle singole aziende che possono così concentrare i loro sforzi sull’ottimizzazione dell’accoglienza, oltre che naturalmente sulla produzione vinicola”.
Le 20 realtà risultate più virtuose e in lizza per il Premio sono:
Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo, dei Vini Alto Adige, del Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, della DOC dei vini Breganze, dei vini DOC Castel del Monte, del Vino Chianti Classico, dei Vini del Collio, del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco, del Franciacorta, del Garda DOC, del Lambrusco di Modena, dei Vini Montefalco, del Vino Nobile di Montepulciano, del vino a denominazione di origine Orcia, del Roero, dei vini Soave e Recioto di Soave, dell’IGT Valcamonica, dei Vini Valpolicella, di Valtellina, del Vino Vernaccia di San Gimignano.
Le best practice e l’importanza del web.
Scorrendo la short list – un giro nell’Italia del vino tra web, multimedia e applicazioni mobile – spiccano alcuni esempi virtuosi tra cui motori di ricerca interni ai siti per navigare tra i servizi offerti dalle cantine; app integrate con i navigatori degli smartphone con info sul territorio; e-shop per acquistare, oltre al vino, merchandising griffato; una redazione multimediale bilingue con uno staff di autori dedicato, tra cui alcune firme della critica internazionale. Da sottolineare anche la pronta reazione all’attuale emergenza di alcuni Consorzi che si fanno aggregatori dell’e-commerce, dedicando spazi visibili e link diretti alle cantine che vendono online.
Come prevedibile, è il web l’arena in cui si gioca la partita: dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico italiano2020 emerge infatti che i Millennials (oggi 24-39enni) sono stati i principali trascinatori della crescita del Turismo enogastronomico a livello mondiale. Nel prossimo futuro i turisti a cui riferirsi saranno quelli della Generazione Z, i ‘superfoodie’ nati dopo il 1997, fortemente interessati alla vacanza enogastronomica come esperienza unica e memorabile. Un pubblico che si documenta prevalentemente per via digitale, l’80% di loro ha infatti visitato una destinazione o ha partecipato a un’esperienza a tema in seguito a informazioni tratte da video, post e recensioni pubblicate in rete.
Fonte: Repubblica.it