Continua a crescere il valore dell’agri-food emiliano romagnolo. Anche il 2018 conferma infatti la tendenza positiva, sfiorando quota 4,7 miliardi di euro (+0,4%) in termini di Plv (produzione lorda vendibile, in pratica il Pil agricolo). E questo dopo aver raggiunto nel triennio 2015-2017 numeri da primato . Cresce l’intero sistema, perché anche l’industria alimentare fa +0,5%. A confermare il trend positivo anche i numeri dell’export. Tra Parmigiano Reggiano DOP, prosciutti DOP aceto balsamico di Modena IGP e vini di qualità (lambrusco in primis) le vendite sui mercati esteri hanno sfiorato i 6,5 miliardi di euro, migliorando (+ 3,5%) il dato del 2017. Cresce pure l’import, che arriva a toccare quota 6,55 miliardi di euro (+4,1%), con la bilancia commerciale che finisce in sostanziale pareggio. cipale mercato di esportazione per le nostre eccellenze agroalimentari, con una quota del 18,45%, seguita da Francia (14,11%), Regno Unito (7,43%) e Usa (7,06%). Nell’ insieme, i 28 Paesi aderenti all’Unione europea assorbono quasi l’82% dell’export.
La provincia più export oriented per l’agri-food si conferma Parma (1,5 miliardi di euro), seguita a ruota da Modena (quasi 1,4 miliardi); poi Ravenna (720 milioni di euro), Reggio Emilia (625 milioni), Bologna (circa 600), Forlì-Cesena (oltre 560), Piacenza (circa 420), Ferrara (oltre 390) e Rimini (con oltre 220 milioni di euro). La fotografia dello stato dell’agroalimentare della nostra regione emerge dal consueto Rapporto (siamo al26° anno) elaborato dal professor Roberto Fanfani per Regione Emilia-Romagna e Unioncamere regionale. IL prodotto nostrano preferito sono i salumi, seguiti da formaggi e pasta.
Le specialità «made in Emilia-Romagna» che tirano di più sui mercati esteri sono i salumi (un export che vale 1,2 miliardi di euro), i formaggi (803 milioni) , la pasta (622 milioni) e l’ortofrutta fresca (510 milioni). La Germania si conferma il prin- Al valore della Plv si aggiunge quello delle attività di supporto (contoterzismo) e quello delle attività connesse (fattorie didattiche, vendita diretta, agroenergie, agriturismo) per un valore complessivo di 7 miliardi di euro.
Fonte: Il Resto del Carlino