I coltivatori ravennati si trovano a lottare anche contro l’inflazione e i costi crescenti di produzione
L’annata agraria appena conclusa fa segnare uno dei risultati peggiori di sempre. Prima le gelate tardive, poi l’alluvione e, infine, il caldo eccezionale, il tornado e la siccità hanno tartassato i coltivatori ravennati, che si trovano a lottare anche contro l’inflazione e i costi crescenti di produzione. Questa è la fotografia emersa domenica scorsa al convegno annuale organizzato dalla Cia – Agricoltori Italiani per fare il punto del settore.
L’edizione 2023, che si è tenuta a Bagnacavallo, ha avuto per tema “Ricostruiamo il futuro dell’agricoltura romagnola“. L’andamento complessivo è stato illustrato dal direttore di Cia Romagna, Alessia Buccheri, e dal responsabile del servizio tecnico fondiario e credito di Cia Romagna Marco Paolini. “La flessione delle imprese agricole in Romagna risulta superiore a quella del 2022 – fanno sapere dalla Cia – e pressoché tutti i settori e le produzioni sono compromessi. Nel Ravennate, l’agricoltura conta 6.269 imprese attive (18,2% delle imprese totali provinciali), rispetto al 30 settembre dello scorso anno si registra un calo delle stesse del 2,6%, pari a 170 unità”.
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Olio, record negativo
I numeri sono negativi anche per l’olivicoltura: “Per l’olivo, l’attesa è di una campagna con il 70% di prodotto in meno in Romagna. Il Ravennate è in linea con questo andamento. La resa media è il dato più basso dal 2018 ad oggi: 8 quintali/ha a fronte degli oltre 24 del 2022. Circa 4mila quintali di olive raccolte (oltre 13mila nel 2022). Per le olive Dop la previsione è di una raccolta in calo del 50% sul 2022 (circa 300 quintali), con resa nella media. I dati sono negativi anche per le orticole in campo con riduzioni di rese medie: la cipolla, ad esempio, con superfici seminate in crescita rispetto al 2023 vede una produzione che in particolare sul territorio provinciale ha avuto un calo del 40%”.
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Fonte: Corriere Romagna