Nei mesi scorsi ha fatto discutere la scelta del nuovo governo di modificare la denominazione del ministero dedicato alle politiche agricole, oggi Ministero dell”Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
Il concetto di sovranità – da intendersi, ha chiarito il ministro Francesco Lollobrigida, in senso contrario a quello di “autarchia” – rimanda a un modello di gestione delle risorse agroalimentari che difenda e valorizzi i prodotti nazionali e la nostra cultura alimentare, anche nell’ottica dell’indipendenza dall’estero. Ma quali sono questi “prodotti nazionali italiani” da difendere? Qual è la loro storia? Studiando, si capisce come pomodoro, mela, ciliegia, melanzana, patata, mais, riso e agrumi, che percepiamo come “nostri” prodotti, e che negli anni hanno guadagnato certificazioni di provenienza e qualità, hanno un fattore in comune: non sono originari dell’Italia e nemmeno dell’Europa.
Gli odierni frutti della terra sono peraltro anche il risultato di decenni di adattamento e miglioramento genetico, tramite incroci, innesti, impianti di colture “aliene” in terreni dove non si erano mai viste prima. Rappresentano perciò un’innovazione rispetto a quello che naturalmente crescerebbe sul territorio italiano. Prendiamo le mele, oggi orgoglio e tipicità di tante nostre regioni. Non sono nate vicino a noi, ma a 7.000 metri, sulle montagne del Kazakhstan e “migrate” verso Ovest lungo migliaia di anni, grazie anche a orsi e cervi che di esse si nutrivano e i cui escrementi contribuivano a spargerne i semi sempre più lontano dall’ambiente originario. 0 il riso, pianta originaria dei climi tropicali del Sudest asiatico, oggi coltivata, grazie alla selezione operata dall’uomo, anche nei climi freddi delle zone umide del Nord Italia.
In altre parole, la tradizione “sovrana” da difendere oggi non è che l’innovazione di ieri. Un processo che va avanti da quando la specie umana ha iniziato a praticare l’agricoltura. Viene da chiedersi, quindi, sulla base di quali criteri questa innovazione, che nel tempo ha aiutato a sfamarci sempre di più e meglio, abbia smesso di essere parte della nostra storia per diventare uno spauracchio da combattere a tutti i costi, al di là di ogni evidenza scientifica.
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di Elena Cattaneo
Fonte: D La Repubblica delle Donne