Parlare di qualità e di eccellenze agroalimentari mentre è in corso una guerra a pochi passi dall’Italia è sicuramente molto difficile soprattutto per il grande senso di smarrimento che colpisce tutti noi di fronte ad immagini così devastanti. Una difficoltà che si amplifica e si acuisce anche per le criticità che il settore primario sta affrontando a causa delle carenze di materie prime, del rincaro energetico e della conseguente inflazione. Una mutazione così improvvisa che ha colto di sorpresa tutti, soprattutto di fronte ad una auspicabile ripresa che doveva rilanciare il nostro made in Italy dopo la pandemia.
Di punto in bianco tutte le certezze granitiche del pensiero filosofico e politico del “Green Deal” e dell’agenda “Farm to Fork” sembrano scomparire all’orizzonte; il faticoso equilibrio sulla riforma della PAC e il conseguente Piano Strategico Nazionale, frutto di una estenuante mediazione fra Regioni, Ministero e organizzazioni professionali, perdono d’improvviso il loro peso nella nostra percezione del presente e del futuro. Come sarà, come dovrà essere soprattutto la nuova agricoltura italiana ed europea alla luce del conflitto ucraino, è ancora presto per prevederlo e in questo contesto prefigurare una strategia per lo sviluppo delle Indicazioni Geografiche sembra davvero molto difficile.
La pandemia ci aveva già avvisato della criticità delle filiere lunghe e della globalizzazione come la abbiamo vissuta fino al 2020. Logistica in affanno, materie prime non sempre disponibili, canali di distribuzione bloccati, export con alti e bassi, hanno evidenziato tutti i limiti di un sistema alimentare frutto di un crescente sviluppo e di una visione del mondo interconnesso e di mercati aperti. La resistenza delle produzioni locali DOP IGP ha dimostrato che questi sistemi produttivi, dove le catene di approvvigionamento di materie prime si muovono sullo stesso territorio, possono essere modelli più performanti di fronte alla crisi della globalizzazione.
Il sistema sviluppato da Consorzi, produttori, aziende, istituzioni e attori del territorio nell’ambito delle Indicazioni Geografiche – in uno scenario straordinario e imprevedibile – è stato capace di dare risposte efficaci. Un’ulteriore conferma che rafforza una solida convinzione: qualunque sia il futuro che ci aspetta, il sistema DOP IGP può rappresentare il modello di riferimento per individuare le strade per la tenuta e il progresso agroalimentare del Paese.
A cura di Mauro Rosati, direttore editoriale Consortium
Fonte: Consortium 2022_01