IG e beni pubblici
Apriamo questo nuovo numero di Consortium – che da oggi sarà suddiviso in due sezioni, una dedicata ai temi della ricerca scientifica e l’altra alle notizie del mondo dei Consorzi di tutela – con una copertina evocativa per presentare lo studio del team di Filippo Arfini sul valore delle Indicazioni Geografiche come “bene pubblico”. Sembrerebbe una provocazione bella e buona, di fronte ad una crisi energetica e climatica, parlare di argomenti in apparenza marginali rispetto al tema dei costi e degli approvvigionamenti delle materie prime che rendono difficile l’esistenza stessa delle imprese. Ma è proprio davanti a questi scenari che l’assolvimento degli impegni di natura sociale diventa una ragione di sopravvivenza per tutte le aziende. Per tale motivo è bene ricordare, e la ricerca pubblicata in questo numero espone dati chiari, che chi è impegnato nelle filiere DOP IGP e lo fa con serietà all’interno di regole e Consorzi di tutela, alimenta e contribuisce anche ad un bene collettivo “territoriale” che arricchisce la vita sociale delle popolazioni e contribuisce all’innalzamento della qualità dell’esistenza.
IG e competitività
Per le imprese della filiera DOP IGP resta obiettivo primario, oltre a quello della responsabilità sociale, il mantenimento della redditività e della competitività nello scenario internazionale del food. Certo non è facile continuare a produrre qualità in un momento in cui la crisi restringe in modo inesorabile il potere di acquisto delle famiglie, che giorno dopo giorno si trovano a ridimensionare il paniere della spesa alimentare con scelte che tendono inevitabilmente al ribasso. Proprio in questo frangente viene chiesto alle aziende di compiere un passo in avanti: occorre fare meglio di prima e con meno risorse.
Quale strada intraprendere dunque per arrivare a tali obiettivi? La risposta possibile è mettere a frutto con intelligenza l’enorme patrimonio scientifico ed esperienziale delle nostre Università, che in questi anni sono state protagoniste di migliaia di iniziative di ricerca che hanno creato una conoscenza ancora poco diffusa, ma profonda ed incisiva, del settore agricolo e della trasformazione alimentare. La vera difficoltà risiede nel portare a terra e mettere a sistema tutto questo patrimonio intellettuale, che rischia giorno dopo giorno di svanire senza aver trovato le giuste utilità per il settore. Il trasferimento della conoscenza in un contesto come quello italiano non è infatti operazione semplice perché, a differenza dei principali Paesi esportatori e competitor (come Germania, Olanda, America), non abbiamo a che fare con poche e ben organizzate imprese: il nostro sistema è costellato da una miriade di aziende che, tutte insieme, contribuiscono alla filiera e che, tutte insieme, dovrebbero rinnovarsi per restare ancorate alla qualità distintiva delle DOP IGP italiane. Ecco che il ruolo dei Consorzi di tutela dovrebbe orientarsi nel facilitare i processi di innovazione all’interno delle proprie realtà produttive, aiutando le imprese ad essere competitive attraverso l’implementazione dei progetti di ricerca condivisi che affrontino con decisione e pragmatismo temi come risparmio energetico, digitalizzazione, economia circolare.
Il 1° Simposio Scientifico Filiere DOP IGP che sarà organizzato nel febbraio 2023 a Roma dalla Fondazione Qualivita servirà proprio a mettere insieme imprese, Consorzi di tutela e ricerca per tracciare un nuovo percorso per la qualità italiana. Anche la rivista Consortium, in fase di transizione e rinnovamento, offrirà un contributo concreto
A cura di Mauro Rosati, direttore editoriale Consortium
Fonte: Consortium 2022_03