Una transizione senza alternative
La transizione ecologica, avviata dall’Unione Europea attraverso l’adozione del Green Deal, impone una ridefinizione delle attività che deteriorano il Pianeta per cedere il passo all’adozione di modelli comportamentali virtuosi ed estesi a tutti i settori produttivi che ne garantiscano la tutela e il miglioramento. Il termine transizione “ecologica” può dunque risultare fuorviante nella misura in cui non è esplicito il suo carattere perentorio. Non si tratta di una transizione opzionale, facoltativa, appellabile o alternativa. Al contrario, siamo di fronte all’unico treno su cui devono salire tutti coloro che vogliono continuare a svolgere le proprie attività economiche nei prossimi decenni. L’alternativa per chi non sale su quel treno è restare tagliato fuori dal mercato. In altre parole, ridisegnando i tratti dell’economia e del paradigma comportamentale dei cittadini europei, il Green Deal offre inedite opportunità in termini di crescita, volume d’affari e diversificazione produttiva, ma solo per quegli operatori economici che saranno pronti a coglierle adeguandosi ai cambiamenti in atto.
Il potenziale latente delle IG
In un momento storico in cui stiamo iniziando a fare i conti con le imprevedibili conseguenze socio-economiche causate dalla pandemia da Covid-19, il Green Deal rappresenta (nel bene e nel male) l’unica nave posta a nostra disposizione mentre, consapevoli o meno, veniamo traghettati verso la nuova era, targata sostenibilità. La buona notizia è che i produttori di DOP IGP e i Consorzi di tutela possono cavalcare l’onda reputazionale che li distingue facendosi pionieri dell’imminente crociata europea anziché esserne travolti, con tutti i vantaggi che ne conseguono. Come? Innescando l’altissimo potenziale delle IG. Ora più che mai l’Italia è chiamata a sfruttare il proprio vantaggio competitivo che discende dal primato nelle eccellenze DOP e IGP per non arrancare di fronte a competitor che da anni stanno armando i propri settori strategici nazionali, tra cui quello agroalimentare, con strumenti innovativi e competitivi che ne certifichino la sostenibilità. Infatti, in termini di tradizione, storia, cultura, qualità, sicurezza, diversità, tutela del paesaggio, sviluppo locale sostenibile e organizzazione, è arduo individuare un sistema di eccellenze agroalimentari altrettanto performante come quello europeo e, soprattutto, come quello italiano, che negli ultimi anni ha registrato una crescita costante. Inoltre, le IG designano prodotti connotati da un intimo legame con il territorio, producendo anche importanti spillover per il tessuto socio-economico locale. In questi tratti distintivi propri dei prodotti DOP IGP è racchiusa la loro dimensione di sostenibilità ambientale, economica e sociale, a cui oggi va aggiunta quella produttiva per poter competere nel mercato. Le DOP e IGP costituiscono anche l’unico regime europeo che garantisce la qualità certificata di un prodotto agroalimentare: caratteristica, questa, che le rende lo strumento privilegiato per coniugare la qualità dei prodotti con i parametri di sostenibilità all’interno dei Disciplinari. Nonostante l’impegno richiesto sia enorme, sfruttare il lato sostenibile delle IG può portare al più pregevole dei risultati: consolidare il primato dei prodotti DOP IGP made in Italy sul mercato, rispondendo alle nuove esigenze dei consumatori e, soprattutto, attualizzando quel prezioso nucleo di valori tradizionali che ha reso le IG europee il patrimonio enogastronomico più famoso e invidiato al mondo.
Come garantire un ruolo e un futuro alle IG
La prima cosa da fare è prendere consapevolezza del delicato momento storico che stiamo vivendo e delle sfide che ci attendono, capendo che le riforme previste non si fermano al livello europeo, ma hanno ricadute di grande impatto sulla quotidianità di tutti gli operatori del comparto DOP IGP. Data la portata dirompente del Green Deal, occorre riposizionare strategicamente il settore agroalimentare al centro del processo di transizione verde. In secondo luogo, bisogna capire che esistono strumenti che, se attivati con la partecipazione di tutti, permettono di esercitare una rilevante influenza sulla definizione e l’implementazione delle riforme, trasformando gli obblighi in strumenti di tutela e rilancio dell’intero comparto. Questa volta, però, serve di più. Serve anche lo studio. Per sbloccare il potenziale delle IG e sfruttare l’ondata di investimenti in arrivo, è necessario analizzare i cambiamenti in atto e trovare gli strumenti per adattare le IG al nuovo mercato. Dimostrare la sostenibilità delle IG non basterà: bisognerà anche familiarizzare con il pacchetto di riforme per intravederne le opportunità, intercettarne in anticipo la direzione e trovare gli spazi adeguati da riservare ai prodotti DOP IGP. Per tenersi in costante aggiornamento, gli operatori del comparto possono sfruttare le risorse messe a disposizione dalla “rete” del sistema IG e potenziarla con uno scambio di informazioni più ampio ed efficace sulle buone pratiche che preveda un coordinamento tra istituzioni, produttori e grande distribuzione. Serve, quindi, un approccio costruttivo da parte di tutti gli operatori e i Consorzi di tutela per trasformare l’enorme potenziale del sistema delle IG in un vero e proprio strumento operativo di transizione.
A cura di Mauro Rosati, direttore editoriale Consortium
Fonte: Consortium 2021_01