Il Resto del Carlino
Ricco di selenio, depurativo, forse anche afrodisiaco, di sicuro ‘permaloso’ perché non tollera molto le piogge eccessive, soprattutto fra la semina e la geogliazione. Stiamo parlando dello Scalogno di Romagna IGP, dal 1997 protetto dal disciplinare, portato dai romani, in epoca antecedente alla nascita di Cristo, da una località del Medio Oriente dalla quale ha in parte ereditato il nome. Così racconta Giuseppe Zaccarini, la cui azienda agricola di via Basche a Riolo Tenne detiene il podio in Regione per la produzione dello Scalogno di Romagna IGP. «Ho iniziato a coltivarlo nel 1992 – racconta Zaccarini -.
In quell’anno, insieme alla Pro Loco e ad altri produttori, abbiamo iniziato a pensare a una fiera dello scalogno che quattro anni dopo, in seguito al successo ottenuto, è sfociata nella realizzazione del disciplinare IGP». In cucina lo scalogno è apprezzato soprattutto per quelle note dolci e delicate che lo rendono preferibile al gusto aspro della cipolla. Sicuramente, soprattutto in Romagna, rappresenta uno dei protagonisti indiscussi degli antipasti, preso così, dal vasetto sott’olio e messo in bocca.