Se tutto andrà bene, tra non troppo tempo anche la pasta e il riso commercializzati in Italia dovranno indicare in etichetta e in modo indelebile – così come già avviene per il latte e i suoi derivati – il luogo di provenienza e quello di lavorazione. Questo è l’intendimento del governo italiano che, incassato positivamente il via libera di Bruxelles alla sperimentazione dell’etichetta del latte con tracciabilità, adesso punta a stringere i tempi per ottenere lo stesso trattamento per quanto riguarda altri due prodotti «tradizionali» e importanti per la nostra dieta, la nostra cultura e la nostra agricoltura: la filiera del grano e della pasta e il riso. Non sarà facilissimo.
Per ottenere il via libera da parte della Commissione europea alla sperimentazione dell’etichetta con l’indicazione obbligatoria dell’origine per i due prodotti servirà una delicata opera diplomatica per trovare i giusti alleati in questa battaglia e rabbonire i potenziali avversari. La cosa positiva, spiegano ai ministeri delle Politiche agricole e dello Sviluppo economico (che congiuntamente gestiscono questa partita) è che naturalmente peserà il precedente del latte e dei formaggi. E in più l’Italia (per una volta) si è mossa con congruo anticipo, avviando sia il dialogo con gli organismi tecnici della Commissione europea, che quello diplomatico con gli Stati partner.
La filiera grano-pasta rappresenta un business di rilievo per l’Italia dell’agroalimentare: produciamo 4 milioni di tonnellate di grano duro, e con i 3,4 milioni di tonnellate di pasta prodotta (un valore di 4,6 miliardi di euro, di cui 2 miliardi finiscono in esportazione) siamo il primo produttore mondiale. Si punta a inserire sulle confezioni di pasta secca il Paese di coltivazione del grano e quello di molitura, dove cioè il grano è stato macinato. Nella battaglia abbiamo al nostro fianco i paesi Ue che si affacciano sul mediterraneo e la Francia. La Germania è piuttosto fredda, mentre il fronte dei contrari – a suo tempo guidato strenuamente dalla Gran Bretagna, ormai out – comprende i Paesi del Nord Europa.
Fonte: La Stampa