E-commerce, diversificazione sui mercati esteri, interventi sulla marginalità. Queste alcune delle indicazioni emerse durante un incontro che si è tenuto in seno al «Milano wine business forum». Il crollo dei consumi causato dai lock down imposti dal virus sta spingendo i produttori di vino verso nuovi modelli di business con rapporti che puntano a creare un contatto, un legame sempre più forte coni consumatori fino ad approdare alla vendita diretta.
In un prossimo futuro inoltre si accentuerà l’impegno nel turismo enogastronomico, il packaging ecosostenibile, la riduzione dei solfiti e anticrittogamici, diversificare l’impegno sui mercati internazionali accorciando la catena del valore per finire con più investimenti in comunicazione digital e non.
«La pandemia ha fatto emergere la necessità di rafforzare il mercato interno in un modo nuovo, con l’ecommerce e le soluzioni digitali perché è il momento di essere più forti a casa propria – spiega Silvana Ballotta, CEO di Business Strategies e fondatrice di Milano Wine Business Forum. Un altro tema sono i mercati internazionali che non possono essere abbandonati ma vanno diversificati perché se manca l’importatore o perché uno viene chiuso per pandemia dobbiamo avere dei mercati pronti e disponibili».
L’impatto che il Covid ha avuto sui produttori italiani è stato di media gravità mentre secondo i colleghi di Spagna e Sudafrica è stato più grave. Pesa l’accesso al credito, la ripartenza del canale Horeca (hotel, ristoranti, catering) e si lavora per migliorare la marginalità perché nella prima parte dell’anno i fatturati hanno visto un calo del 40% mentre ora c`è un discreto miglioramento. Dove possibile si riduce il costo del lavoro nel vigneto e in cantina con la meccanizzazione, si allungano i tempi di vita delle barrique. Si accelera poi sull’innovazione dei processi di e-commerce e momenti esperienziali come le visite alle cantine.
Fonte: Il Sole 24 Ore