Piano per rafforzare le scorte e cercare nuovi fornitori. Patuanelli: “Aiuti ai settori in difficoltà”
Nella sala del Consiglio dei ministri, dove ieri si discuteva degli effetti della guerra sulla nostra economia, a fine mattinata è apparso lo spettro della recessione.
Secondo alcune ricostruzioni lo avrebbe evocato lo stesso Draghi rispondendo alle preoccupazioni di Renato Brunetta, che ritornando agli anni Ottanta, segnalava al premier il possibile “scompenso tra salari e costo della vita” legato all’impennata dei prezzi.
“Peggio, si rischia la recessione!” avrebbe risposto Draghi. Il premier, però, una volta arrivato a Versailles ha poi corretto il tiro: “La nostra economia non è in recessione –ha scandito – continua a crescere. C’è stato un rallentamento”.
Non siamo dunque in recessione ma la situazione negli ultimi giorni si è fatta molto seria, come hanno spiegato nel corso di due distinte informative sia il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che il titolare dell’Agricoltura Stefano Patuanelli prospettando un quadro “affatto buono”.
Oltre ai rincari la paralisi dei trasporti mercantili nel mar Nero blocca le forniture di cerealicole e di olio di girasole, iniziano a scarseggiare i concimi e si profilano seri problemi nell’import di grano tenero e di mais da Ucraina e soprattutto dall’Ungheria.
Molte le contromisure proposte da Giorgetti: da un fondo a supporto dei settori e dei comparti produttivi particolarmente colpiti, per evitare il rischio che un ulteriore aumento dei costi per l’approvvigionamento di materie prime e di semilavorati produca danni irreparabili, all’esigenza di verificare con la Ue la possibilità di attivare misure di protezione delle filiere nazionali disponendo il divieto di esportazioni di prodotti indispensabili all’attività di comparti di carattere strategico sotto il profilo economico, compresa la possibilità di accompagnare queste misure con l’applicazione di dazi all`esportazione.
Nel campo dell’agroindustria secondo Patuanelli occorre creare un Energy recovery fund finanziato con debito pubblico europeo ed in parallelo bisogna avviare con urgenza un confronto in ambito europeo per riorientare la Politica agricola comune ed introdurre una deroga sulla disciplina degli aiuti di Stato per l’agroalimentare in modo da poter attivare un regime di sostegni straordinari sul modello dell’emergenza Covid ed un programma straordinario di ristrutturazione del debito delle imprese agricole.
Per la PAC, in particolare, andrebbe rinviata la sua entrata in vigore in modo da sostenere le produzioni più strategiche, rimuovendo il vincolo che impedisce l’incremento delle superfici irrigabili.
Oltre a questo il titolare del Mipaaf immagina una serie di misure di tipo “nazionale” compresi nuovi aiuti alle filiere (anche attraverso la sospensione dei contributi a carico dei datori di lavoro), una moratoria sui debiti e sostegni alla domanda interna.
Alla luce di queste relazioni il governo si è dato un preciso programma di lavoro che, in attesa delle decisioni anti-crisi che metterà in campo l’Unione europea, impegna tutti i ministri a presentare proposte operative per fare in modo che il tessuto produttivo italiano possa reggere all’impatto della guerra.
Fonte: La Stampa