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La programmazione produttiva delle DOP è una grandissima opportunità. Tuttavia, è necessario saperla gestire e poterle affiancare strumenti che possano aiutarci ad applicarla al meglio. Tutto questo, ovviamente, senza rischiare di snaturare l’identità del prodotto tutelato. Di tale compito, tanto gravoso quanto delicato, si è parlato lunedì alla Fiera Millenaria di Gonzaga, in occasione del convegno organizzato dal Centro ricerche economiche sulle filiere suinicole (Crefis) e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dal titolo «La nuova Pac e i prodotti agroalimentari di qualità: strumenti e opportunità per formaggi grana e prosciutti DOP». Come ha ribadito il direttore di Crefis, «il legame col territorio è un legame di qualità
e questa è la sfida che ci giochiamo ogni giorno che l’innovazione è indispensabile, ma va trattata con molta delicatezza e guardata con attenzione quando si parla di DOP. Quanto alla programmazione produttiva, serve qualche approfondimento in più. A cominciare dalla domanda: gli strumenti che abbiamo in uso sono sufficientemente tempestivi per prevedere le oscillazioni del mercato per un prodotto, come ad esempio il Parmigiano Reggiano DOP, che necessita di due anni o anche più prima di venire commercializzato?».