Intervista a Federico Caner, assessore all’agricoltura e al turismo del Veneto, che racconta a Consortium una Regione che punta sull’agroalimentare di qualità per lo sviluppo territoriale.
agroalimentari di qualità: nel comparto del cibo conta 18 DOP e 18 IGP, a cui si aggiungono, per il settore vino, ben 43 DOP e 10 IGP. Il comparto regionale della produzione biologica poggia su 3.524 operatori e circa 38.558 ettari di superficie agraria condotta secondo il metodo biologico. Quasi 1.400 produttori agricoli sono inseriti nel sistema di qualità “Qualità Verificata” (QV). Completano il quadro delle eccellenze agroalimentari del territorio regionale i prodotti agricoli identificati dall’indicazione facoltativa “prodotto di montagna” e i 384 Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Veneto iscritti nell’Elenco nazionale.
Assessore Caner a quali obiettivi sono orientate le politiche della Regione? I prodotti agroalimentari DOP e IGP sono gli “ambasciatori” del territorio del Veneto. Un patrimonio ricchissimo su cui la Regione punta come volano economico e promozionale, anche in termini turistici. Il Veneto è la prima regione, assieme alla Toscana, per numero di prodotti di qualità. Sono, infatti, 89 i prodotti riconosciuti su 838 DOP IGP italiane complessive fra cibo e vino: un articolato sistema che aggrega operatori delle filiere agroalimentari e di cooperazione, soprattutto dei settori lattiero-caseario, vitivinicolo e dell’ortofrutta. Queste eccellenze dell’agroalimentare sono figlie della nuova politica agricola dell’Unione Europea, attenta alle richieste di maggiore sostenibilità – ambientale, sociale ed economica – e sicurezza alimentare, che provengono da consumatori sempre più attenti e consapevoli della qualità che questi prodotti esprimono. Le politiche regionali sono orientate al raggiungimento dei medesimi obiettivi, anche grazie a due alleati: l’innovazione e la tecnologia. In Veneto, il binomio turismo-agricoltura ha inoltre una valenza strategica: sono sempre di più i turisti che scelgono la nostra regione attratti proprio dalle produzioni tipiche.
Giovani, tutela del suolo, gestione delle risorse naturali: tutti temi decisivi per il settore. La Regione attraverso il PSR, Piano di Sviluppo Rurale, ha centrato una serie di obiettivi. Può illustrarceli? Attraverso il PSR, Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020, abbiamo promosso il trasferimento delle conoscenze e dell’innovazione, il rafforzamento dei legami tra sistema della ricerca e imprese e lo sviluppo di azioni di cooperazione finalizzate all’innovazione nei diversi settori dello sviluppo rurale. Grazie anche al sostegno di politiche che incentivano l’imprenditoria giovanile, come il Pacchetto Giovani contenuto proprio nel PSR e che ha finanziato 831 agricoltori, la quota di giovani imprenditori agricoli under 35 anni è cresciuta dal 20% (nel 2011) al 24% (nel 2017). In questi anni la nostra attenzione si è focalizzata su una gestione sostenibile delle risorse naturali per favorire la salvaguardia della biodiversità e incoraggiare la diffusione di pratiche e sistemi agricoli virtuosi che avessero come obbiettivo la tutela del suolo. Sostenendo la produzione di energia da fonti rinnovabili (FER), la riduzione delle emissioni di gas serra e di ammoniaca grazie a un impiego contenuto di fertilizzanti azotati e aumentando gli “assorbimenti” di carbonio nella sostanza organica del suolo e nella biomassa forestale abbiamo affrontato anche le criticità dettate dai cambiamenti climatici. Complessivamente, queste azioni hanno determinato una riduzione totale nelle emissioni di gas serra pari a 71.895 tonnellate di CO2 equivalente all’anno.
Quali sono stati gli effetti più evidenti della pandemia sull’agricoltura veneta e quali sono le iniziative della Regione per offrire nuovo impulso alla ripresa del settore? Dai report dedicati al settore agricolo Veneto, prodotti dall’Osservatorio Economico Agroalimentare dell’Agenzia Veneto Agricoltura e da quelli dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea), emerge che i comparti maggiormente colpiti dalla crisi conseguente alla pandemia sono stati: il settore florovivaistico; l’allevamento del vitello a carne bianca con ristallo proveniente dall’estero; la produzione di latte vaccino; la coltivazione di radicchi primaverili, lattuga, asparagi e fragola; l’agriturismo, il turismo rurale, le fattorie didattiche e le fattorie sociali; le aziende agricole del territorio di Vo’ Euganeo, per l’istituzione della “Zona Rossa” il 23 febbraio 2020. L’attenzione della Regione si è rivolta principalmente al sostegno delle aziende appartenenti a questi comparti, in quanto gli strumenti nazionali di sostegno e la consistenza dei ristori ottenibili da parte di queste realtà sono risultati veramente contenuti. Per questo motivo abbiamo destinato a tali realtà imprenditoriali una misura specifica di sostegno del Programma di Sviluppo Rurale, cofinanziato dall’UE. Tra dicembre 2020 e maggio 2021 siamo riusciti a erogare 23 milioni di euro a 6.742 agricoltori. L’aiuto ha consentito di fronteggiare i problemi di liquidità che potevano mettere a rischio la redditività delle attività svolte dalle imprese agricole e la loro continuità. Guardando alla ripresa post Covid-19 e, quindi, al futuro, grazie al nuovo Programma regionale potremmo iniettare nel settore nei prossimi due anni altri 400 milioni di euro a sostegno di investimenti in innovazione e in sostenibilità ambientale: aiuti pubblici che incoraggino il ricambio generazionale e la promozione e valorizzazione dei prodotti agricoli di qualità.
Fonte: Consortium 2021_03