Mauro Rosati, direttore Qualivita: “Siena pesa per 666 milioni di euro sul totale toscano di 1,4 miliardi. L’occasione persa dei dolci senesi, il pecorino soffre per mancanza di greggi. Basta pensare ai turisti”
Mauro Rosati, direttore genera-le della Fondazione Qualivita, è una miniera inesauribile di dati e statistiche sulla Dop Economy e i valori dei prodotti di eccellenza. Ma non nasconde la difficoltà e i cali di fatturati in una fase complicata soprattutto per le eccellenze senesi. Il primo numero è 20,2 miliardi di euro di valore nazionale della Dop Economy, dei prodotti a marchio DOP, IGP, con 296 Consorzi di tutela, 195mila imprese e 900mila occupati, tra filiere agricole e trasformazione.
In Toscana il valore economico è 1,4 miliardi di euro, con 90 prodotti e 18.260 operatori. Siena è la provincia più ricca, con 666 milioni di euro e il primato soprattutto per il vino.
“Toscana e Siena hanno dati troppo sbilanciati sulla filiera vitivinicola – fa notare Rosati – nonostante ci siano prodotti agroalimentari in Toscana importanti, che non vengono valorizzati. Perché l’attenzione in questi anni si è spostata troppo sul vino. Lo vediamo sull’olio, che non fa gli stessi numeri, nonostante le aziende siano le medesime del vino. I mercati internazionali richiedono valori alti anche sull’olio, in Toscana c`è assoluto bisogno di riequilibrare le due filiere”.
Il brand Toscana tira ancora?
“Sì, ma continuando a stressarlo e a usarlo sempre, finirà per esaurire la sua forza. Se mancano prodotti agroalimentari di alto livello, i mercati potrebbero voltare le spalle al marchio Toscana. Molti prodotti tipici vengono etichettati come toscani, ma di toscanità hanno ben poco. Alcuni prodotti sono stati abbandonati, altri sono in crisi”.
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Fonte: La Nazione – Siena