Le DOP e IGP made in Italy sono cresciute del 50% in dieci anni. Non solo vini e formaggi, ma anche l’ortofrutta dice la sua, in un giro d’affari multimiliardario
Il sistema della Dop economy italiana, secondo quanto riporta il XXII Rapporto Ismea-Qualivita, pare essere in buona salute, con percentuali in crescita da più punti di vista: di valore complessivo alla produzione (20,2 miliardi nel 2023, +0,2 su base annua), di valore retroattivo, con un +52% in dieci anni; di supporto all’agroalimentare italiano (a cui contribuisce per il 19%). In questo quadro positivo spicca il +3,5% del comparto cibo, che supera per la prima volta i 9 miliardi di euro.
Quanto vale l’ortofrutta
Nell’ambito del food, tra i primi 15 prodotti DOP e IGP per valore alla produzione si ritrovano la Mela Alto Adige IGP a 81 milioni di curo, +1%, e la Mela Val di Non DOP, a 63 milioni di curo, +15.3% (il primo posto è occupato dal Grana Padano DOP, a 1.885 milioni di euro, +8,8%, ndr).
Inizia così il racconto di questo spaccato sul mondo ortofrutticolo DOP e IGP, che rappresenta il 4,1% del valore alla produzione del comparto delle IG agroalimentari e il 3,3% del suo export.
Stiamo parlando di un comparto da 126 prodotti, 66 Consorzi di tutela, oltre 21.400 operatori della filiera per un totale di oltre 163.600 occupati. Come ben sanno gli operatori, ancora oggi le sorti della categoria sono legate a doppia mandata al clima e soprattutto, in maniera negativa, agli eventi climatici estremi che possono minare qualità e quantità dei raccolti.
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Fonte: Fresh Point Magazine