Nonostante il numero crescente di marchi di origine, il volume degli oli certificati conta poco rispetto alla produzione nazionale. I dati del comparto nella fotografia del XIX Rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni A Indicazione Geografica nel 2020, anno della pandemia.
Dopo anni di continua crescita, nell’anno della pandemia l’agroalimentare italiano con indicazione geografica (IG) ha dato un leggero segnale di arresto che ha messo in discussione molti fattori alla base dei sistemi di produzione, distribuzione e consumo.
Nel 2020, comunque, l’economia dei prodotti IG ha confermato il ruolo esercitato nei territori, grazie al lavoro svolto da 200.000 operatori e 286 Consorzi di tutela dei comparti cibo e vino.
A rappresentare tale scenario è l’analisi del XIX Rapporto Ismea- Qualivita, presentato a metà febbraio 2022, e che fornisce un’esaustiva panoramica sul settore italiano dei prodotti DOP e IGP. Il comparto IG nel 2020 ha raggiunto 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione (-2,0%), pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano, e un export da 9,5 miliardi di euro (-0,1%) pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore.
Risultati resi possibili dall’impegno di tutto il sistema con azioni di solidarietà, attività di sostegno agli operatori, accordi con i soggetti del mercato e un continuo dialogo con le istituzioni che, riconoscendo la valenza strategica del settore, hanno supportato attraverso apposite misure la continuità produttiva delle filiere DOP e IGP, capaci di esprimere un patrimonio economico per sua natura non delocalizzabile.
Fonte: Olivo e Olio