Un patrimonio da 13,4 miliardi di euro, con 1,47 milioni di tonnellate di prodotti alimentari e 23 milioni di ettolitri di vino DOP e IGP. I dati del Rapporto Ismea-Qualivita 2015 presentato nel corso della “Giornata nazionale della qualità agroalimentare” promossa dal Mipaaf, descrivono un comparto da forte peso, che rappresenta il 10% del fatturato dell’industria agroalimentare e 21% dell’export agroalimentare italiano. Sistema che, inoltre, garantisce qualità, sicurezza e trasparenza anche attraverso i 219 Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf (124 per i prodotti agroalimentari e 95 per i vini).
L’analisi sul territorio evidenzia che nel nostro Paese “non esiste un solo comune senza prodotti certificati”, anche se da un punto di vista di ritorno economico, alcune aree rivestono un peso maggiore di altre (nel segmento Food spicca il distretto della provincia di Parma, nel Wine quello di Verona). Importanti risultati sul fronte dell’export, che raggiungono complessivamente 7,1 miliardi di euro (per un +8% su base annua) e rappresentano oltre un quinto delle esportazioni agroalimentari italiane. La “Giornata nazionale della qualità agroalimentare” ha rappresentato un momento di confronto sullo stato attuale del sistema delle IG italiane, e sulle strategie di sviluppo messe in luce attraverso numero interventi e tramite sette gruppi di lavoro svolti su varie tematiche specifiche che hanno coinvolto stakeholder del settore, rappresentanti dei Consorzi e delle istituzioni.
“La nostra leadership nel settore dei prodotti a denominazione – ha commentato il ministro Maurizio Martina – non è fatta solo di numeri, ma è l’espressione della forza di un tessuto economico e produttivo strettamente connesso ai territori. Un modello che vogliamo rafforzare sempre di più, anche attraverso un salto di qualità sul fronte organizzativo. Stiamo lavorando da un lato per supportare al meglio i nostri prodotti di punta, dall’altro per aiutare i produttori ad aggregarsi, sfruttando i vantaggi che il sistema delle denominazioni può portare. Attualmente le prime dieci DOP e IGP sviluppano l’80% del fatturato. Dobbiamo far salire questa lista almeno a 20 prodotti nei prossimi tre anni. Per farlo dobbiamo puntare su formazione e organizzazione, perché è su questi fronti che serve un cambio di passo”.
Fonte: Il Sole 24 ore – Agrisole