In questi ultimi anni il settore agroalimentare ha affrontato molte sfide nel campo dell’innovazione, come quella del marketing digitale che, nel suo complesso, possiamo dire superata brillantemente come dimostrano i numeri del rapporto WEB DOP che abbiamo pubblicato anche in questo numero di Consortium. Il Food, e in particolare il mondo delle DOP IGP, si é dimostrato all’altezza della prova e la forte presenza nelle conversazioni digitali di tutto il mondo, così come la capacità di imporre un linguaggio complesso segno dell’ampia rete di collegamenti del sistema IG, confermano come cibo e vino made in Italy non rappresentano agli occhi dei consumatori solo beni di consumo, ma sono veicolo di un valore più ampio che sostiene la crescita del Paese e l’affermarsi della sua reputazione nel mondo. Oggi il sistema delle DOP IGP italiane si trova davanti a due ulteriori sfide nel campo dell’innovazione, quelle della Blockchain e dei Big Data.
Se vogliamo stabilire una data di inizio, allora possiamo appuntarci il 18 settembre 2018 e considerarlo il momento in cui la Blockchain ha fatto ufficialmente l’ingresso nel mondo del Food. È il giorno in cui Wallmart ha inviato una lettera a tutti i suoi produttori di insalata fresca con la quale richiedeva di aderire al sistema IBM della Blockchain per poter continuare ad essere fornitori della grande catena. In Italia la Blockchain nel campo agroalimentare è ancora in una fase sperimentale, anche se molti soggetti si sono già portati avanti con dei progetti pilota (come Carrefour che, sempre nel settembre 2018, ha lanciato la prima esperienza di Blockchain nella GDO italiana applicata alla filiera del pollo, un esperimento che è innanzitutto il test per un nuovo tipo di rapporto con i consumatori).
La Blockchain è direttamente connessa al tema della tracciabilità e della sicurezza alimentare e, in particolare per l’Italia, anche a tutto ciò che riguarda la contraffazione. Per un Paese che negli anni 90 è riuscito ad imporsi come leader di mercato sulla qualità agroalimentare e vitivinicola, la Blockchain è perciò un argomento strategico non di poco conto. Sul valore delle certificazioni è stata fatta la fortuna di molte aziende italiane e anche la reputazione del nostro made in e nonostante i moltissimi tentativi di imitazione portiamo in giro per il mondo cibo sano e di grande qualità garantito con gli standard più elevati. Oggi in questo ambito la sfida dell’Italia, anzi dell’Europa, sarà giocare una partita condivisa fra pubblico privato da imporre anche nei mercati internazionali, come già fatto con le regole degli anni 90 sulla qualità, tracciabilità e sicurezza alimentare che l’hanno portata ed essere modello di riferimento mondiale. Dividerci sarebbe un vero suicido. E se da un lato la Blockchain potrà garantire con maggiore facilità e minor costo l’accesso del cibo nel mercato globale, dall’altro il mondo dei Big data determinerà quali aziende sapranno arrivarci prima e meglio, interpretando le evoluzioni dei consumi in realtime.
I Big data rappresentano infatti un nuovo asset sia per costruire organizzazioni migliori sia per gestire i mercati con più profitto. Internet delle cose, social network, mobile device mettono a disposizione delle aziende una quantità di dati che, se letti ed analizzati con capacità, possono dare informazioni per produrre e vendere meglio. Oggi su 7,6 miliardi di persone nel mondo, 5,1 miliardi sono utenti mobile, oltre 4 miliardi navigano su internet e 3,2 miliardi sono attivi sui social network. E siamo tutti ben consapevoli che nel web, e nei social in particolare, il tema del Food e del Wine produce ogni secondo miliardi di informazioni. Già questo rende un’idea di quanta parte delle esigenze e delle potenzialità dei mercati sia raccontata proprio nel mondo digitale e dei Big data ad esso connessi. Purtroppo il nostro sistema di promozione (campagne, fiere, ecc) si basa ancora su analisi proiezioni classiche che non tengono conto, se non parzialmente, delle informazioni derivanti dai Big data.
Anche il mondo delle PMI agroalimentari, che non ha la forza economica di affrontare in tema dei Big data per agire in maniera più efficace sui mercati internazionali, si troverà ben presto a dover fare i conti con le grandi aziende internazionali di settore che già stanno sviluppando il proprio business investendo molto in questo campo. Appare chiaro perciò che tutto il futuro del settore agroalimentare e vitivinicolo italiano con la sua grande propensione all’export, alla qualità, alla sicurezza ed anche all’innovazione, si giochi su questi due fattori, o meglio sul fattore 2B: Blockchain e Big data.
A cusa di Mauro Rosati