I Distretti del cibo puntano a fare il salto di qualità, per il 2021 pronti 20 progetti che sperano di accedere al Fondo complementare. Sì dalla Conferenza delle Regioni, domani incontro il ministero.
Organizzarsi sotto un cappello comune, dare vita a una consulta. Ma soprattutto, opzionare una fetta degli 1,2 miliardi di euro che il Fondo complementare al Pnrr attribuisce alla voce “Contratti di filiera e distrettuali per i settori agroalimentare, pesca, silvicoltura e vivaismo“. Più precisamente, nel mirino dei Distretti del cibo c`è la prima quota, quella da 200 milioni, che va spesa entro la fine dell’anno.
La Conferenza delle Regioni ha già dato il suo ok, ora tocca al ministero dell’Agricoltura analizzare il caso. L’incontro con la segreteria tecnica del sottosegretario Gian Marco Centinaio è previsto per domani. I Distretti del Cibo sono stati istituiti nel 2017 e quanti siano oggi in Italia nessuno pare lo sappia con esattezza. Il numero, ogni caso, si aggira intorno al centinaio: si va dal Distretto del latte lombardo al distretto della Barbagia, dal florovivaismo pugliese ai salumi DOP del Piacentino, dal distretto agricolo della valle del fiume Olona al distretto del Cibo biomediterraneo.
“Soltanto tre anni dopo, il 17 febbraio del 2020, il ministero dell’Agricoltura ha lanciato il primo bando pilota per finanziare i Distretti del cibo. E due giorni dopo l’Italia ha chiuso per Covid”, racconta Angelo Barone, presidente del Distretto delle Filiere e dei territori di Sicilia in rete, tra gli animatori del movimento per lo sviluppo di questa forma di contratto. Il bando di febbraio si è chiuso pochi mesi dopo, a giugno dell’anno scorso, e nonostante tutte le difficoltà del primo lockdown a sorpresa sono stati presentati ben 20 progetti, per un totale di 315 milioni di euro: la metà da finanziarsi con fondi privati, l’altra metà in cerca di capitali pubblici. “Solo che il bando il Mipaaf aveva stanziato solo 31 milioni di euro, 18 per il cibo e 13 per i progetti di distretto sulla Xylella”, ricorda Barone.
Pochi, troppo pochi, considerato anche il fatto che la commissione ad hoc del ministero aveva decretato tutti e 20 i progetti come ammissibili. Da qui l’idea di utilizzare il Fondo complementare del Pnrr, che per i contratti di filiera e di distretto stanzia appunto 1,2 miliardi spalmati fino al 2026, di cui 200 solo per il 2021. “Il dato più strategico di cui tenere conto è che, nel caso di tutti e 20, si tratta di progetti immediatamente cantierabili, con tanto di concessioni edilizie pronte e permessi già richiesti”, racconta Angelo Barone. Un bel vantaggio, per il ministero dell’Agricoltura, che potrebbe così dimostrare di essere particolarmente rapido nel mettere a terra già quest’anno la prima tranche di finanziamenti. “Siamo l’unica possibilità di spendere questi soldi nel 2021, se per questi 200 il ministero dovrà fare un bando, ci vorrà almeno un anno”, dice Barone. Che, naturalmente, è di parte: il distretto che presiede è la somma di più realtà siciliane e, come rete, ha presentato un Insieme di progetti: dalle serre ecocompatibili del pomodoro lGP di Pachino fino al riutilizzo degli scarti della lavorazione del pesce dei pescatori di Mazara del Vallo.
Le venti domande di finanziamento consegnate al Mipaaf sono rappresentative di 15 Distretti del cibo, coinvolgono 10 regioni e tutte hanno a che fare con i concetti di transizione ecologica e di economia circolare, in perfetta armonia con l’Agenda 2030 dell’Onu e con il Green Deal europeo che hanno ispirato il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nella battaglia di cui ha scelto di essere capofila, Angelo Barone ha chiesto sostegno a tutte le associazioni nazionali degli agricoltori. La Cia è stata la prima ad aver risposto con entusiasmo: “Il finanziamento dei Contratti di distretto è un segnale concreto di ripartenza per tutto il paese e di attenzione verso il settore agricolo e agroalimentare – ha detto il presidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani, Dino Scanavino -. Inoltre, è un’opportunità per rispettare il cronoprogramma che il Governo si è dato per il 2021, visto che i progetti sono già stati valutati positivamente dal Mipaaf e sono immediatamente cantierabili. Sarebbe inspiegabile rinunciare o ridurre i programmi di investimento per carenza di fondi. Nelle linee programmatiche presentate dal ministro Patuanelli e inserite nel Pnrr, i Contratti di filiera e di distretto sono indicati come strategici per lo sviluppo del settore agroalimentare e destinatari di risorse finanziarie adeguate”.(…)
Fonte: Sole 24 Ore