Riccardo Deserti, direttore generale del Consorzio Parmigiano Reggiano, ci ha rilasciato alcune dichiarazioni in tema di denominazioni di origine protette nel settore formaggi, raccontando territorio e mercati internazionali.
Negli ultimi anni i risultati di gestione dei caseifici sono positivi, specie nel Parmigiano Reggiano. Quali sono gli scenari futuri? Ora le quotazioni di mercato stanno scendendo, occorre verificare se si tratta di un malessere passeggero. Nel breve periodo lo scenario è incerto. I nuovi dazi Usa, se non verranno superati entro la primavera, potranno generare effetti negativi sulla domanda.
E i grandi produttori internazionali? Sono loro a preoccuparci: è previsto un aumento nel consumo mondiale dei formaggi, fonte proteica alternativa alle carni. La presenza di formaggi di qualità è un ostacolo per loro. Per questo ci attaccano e tentano di copiarci, ad esempio con il “Parmesan”. Ma l`attacco è esteso a tutti i nostri formaggi di qualità.
Come affronterete queste difficoltà? Siamo convinti di poter affrontare la sfida e di vincerla. Ovvero, per noi produttori, riuscire a stare stabilmente nelle prime posizioni. Del resto in questo territorio abbiamo un patrimonio da difendere, un prodotto di qualità Dop, che non si può produrre altrove. Un`impresa, caseifici sociali compresi, deve programmare gli investimenti in modo da dare certezze di reddito e garantirsi la continuità.
La qualità Dop è una sfida, quindi? Certo! Un produttore industriale può raddoppiare la produzione in poco tempo o può delocalizzare. Nel Parmigiano Reggiano questo non è possibile. Non possiamo raddoppiare la quantità di foraggi raccolti, nemmeno nel medio-lungo periodo, perché la superficie agricola è questa, semmai diminuisce. Né possiamo delocalizzare la produzione.
Come creare valore per l`impresa? L`opportunità è quella di creare valore non tanto con gli investimenti nella trasformazione del latte ma con nuovi prodotti, oppure portando direttamente i prodotti alla ristorazione, accorciando la filiera. La parte agricola, invece, dovrà aumentare l`attrattività di stalla, curando in particolare il benessere animale.
Fonte: L’Avvenire – La Cittadella