Secondo la Coldiretti le nuove tariffe doganali mettono a rischio l’aumento del 35% nell’export alimentare ottenuto da gennaio
I dazi sui formaggi prodotti nella UE annunciati dalla Cina come ritorsione per le tariffe doganali europee sulle auto elettriche fatte nell’ex Celeste impero rischiano di provocare gravi danni. Anche ai piccoli produttori.
Secondo un’analisi della Coldiretti rischiamo di giocarci l’incremento del +35% messo a segno nei primi cinque mesi del 2024 dai formaggi tricolori in Cina. Quella di Pechino è una mossa che trasforma il cibo italiano in merce di scambio nei contenziosi politici ed economici scoppiati su altri settori e che, come accaduto in passato, spiega la confederazione guidata da Ettore Prandini, rischia di avere contraccolpi sull’intero export agroalimentare nel Paese asiatico che vale 590 milioni di euro.
Fra l’altro sul commercio con la Cina pesa già il blocco dei traffici sul Mar Rosso legati agli attacchi terroristici degli Houthi, con l’allungamento delle rotte marittime che ha provocato un aumento dei costi di trasporto del 659%.
E nel 2019 il cibo italiano era stato vittima della guerra commerciale che contrappose Unione europea e Stati Uniti nella disputa sugli aiuti al settore aereo che coinvolgeva l’americana Boeing e l’europea Airbus. La conseguenza era stata – sottolinea la Coldiretti – l’entrata in vigore il 18 ottobre 2019 in Usa di una tariffa aggiuntiva del 25% sulla lunga lista di prodotti importati dall’Italia e dall’Unione europea tra cui Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, salami, mortadelle, agrumi, succhi e liquori.
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Fonte: Libero