Mondo
Formaggi che partono dalla verde Valsassina per raggiungere i più raffinati desk di New York. E non solo. Perché visto che in Italia la crisi dei consumi mette a dura prova i margini e la stessa sopravvivenza di molte aziende della filiera agroalimentare, c’è chi, puntando sulla qualità, si apre uno spazio commerciale oltrefrontiera. A costo di sfidare le rigide leggi americane della Food and drugs administration in fatto di import. «Abbiamo appena aperto una filiale negli Usa: è un mercato contingentato per l’import e c’era bisogno di una branch negli States», racconta Nicoletta Merlo, amministratore delegato della Mauri. «Gli americani amano il made in Italy a tavola, ma spesso sono vittime di prodotti di imitazione o, peggio, delle frodi alimentari. Per questo noi abbiamo deciso di fargli assaggiare formaggi Dop, come taleggio, gorgonzola e quartirolo». In meno di sei mesi di export a stelle e strisce l’azienda alimentare del Lecchese ha aumentato di circa I milione il fatturato. «Il nostro punto logistico è basato nella zona di New York, a cui fanno capo una cinquantina di distributori, che nei prossimi mesi saranno ulteriormente incrementati (l’obiettivo è arrivare a 63). Il problema, infatti, è che raggiungere i punti vendita in un territorio così vasto come gli States non è semplice: nel Paese le distanze sono enormi». Senza contare che i gusti alimentari sono differenti. Il traguardo è, forse, convincere anche i meno raffinati texani a spalmare sulle fette di pane taleggio o caprino lombardo oltre che il ketchup: impresa ardua, ma non impossibile.
20130111_Il_Mondo.pdf