Nel 2023 nuove regole UE, mentre l’Italia si interroga su come valorizzare ancora di più un sistema da 19,1 miliardi di euro. Per il vino aumentano le richieste di modifica ai disciplinari in senso territoriale. Mauro Rosati: “Occhio ai troppi marchi pubblici”. Ecco cosa dice il Rapporto Ismea-Qualivita 2022.
In che direzione va la riforma delle IG europee e verso dove deve andare una nuova strategia nazionale, a 30 anni dall’introduzione del sistema DOP IGP comunitario? Potrebbe riassumersi con questo parallelismo la presentazione del Rapporto Ismea-Qualivita sulla Dop Economy, giunto alla sua ventesima edizione. Se, infatti, si è appena concluso a Bruxelles il periodo di raccolta degli emendamenti (entro la seconda parte del 2023 la Riforma potrebbe essere approvata), in Italia è in corso il confronto su come rendere ancora più performante un sistema che, in questi 30 anni, ha dimostrato la sua capacità di reggere a crisi economiche, climatiche e geopolitiche.
Oggi i numeri ci dicono che DOP e IGP, nel 2021, hanno raggiunto insieme 19,1 miliardi di euro, crescendo del 16,1% rispetto all’anno della pandemia e contribuendo del 21% all’economia agroalimentare nazionale. Nella bilancia è il vino a pesare di più: 11 miliardi di euro (+21,2%) Per il settore vitivinicolo, 8 miliardi (+9,7%) per il food. Se il fatturato complessivo si avvicina ai 20 miliardi di euro, l’export ha appena superato i 10 miliardi (10,7 mld), con il food a 4,41 miliardi (+12,5%) e il vino a 6,29 miliardi (+13%). L’altra buona notizia è che l’impatto della Dop Economy non lascia indietro nessuna area italiana, con 18 regioni su 20 col segno più e, oltre la metà dei casi, con percentuali a doppia cifra. Le quattro regioni del Nord-Est rafforzano il ruolo di traino economico, superando per la prima volta complessivamente i 10 miliardi di euro; salgono anche Nord-Ovest (+10,8%) e Centro (+15,5%).
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Fonte: Tre Bicchieri