Si fa presto a dire Pac. Perché dietro questo acronimo con quasi 60 anni di storia (è stata varata nel 1962), la Politica Agricola Comune rappresenta oggi più che mai la prima politica dell’Unione europea: in termini di bilancio, visto che assorbe circa il 37% del budget comunitario con oltre 54 miliardi di aiuti erogati l’anno (circa 7 miliardi per l’Italia), ma prima ancora per la coesione che genera tra agricoltura e società. Sintesi del lavoro di 11 milioni di aziende agricole e 22 milioni di persone che lavorano regolarmente nel settore (fonte Ue), garantendo una grande varietà e abbondanza di prodotti accessibili, sicuri e di buona qualità a tutti noi, 500 milioni di cittadini-consumatori europei, oltre a quelli in rapida crescita nei mercati esteri. Soddisfare i bisogni di un mondo occidentale sempre più attento all’alimentazione, e quelli di una popolazione mondiale in continuo aumento, rappresenta del resto una delle principali sfide del Pianeta.
“Una vera e propria scommessa spiega Paolo De Castro, coordinatore S&D della commissione Agricoltura al Parlamento europeo – che una corretta ed equilibrata Politica agricola potrà continuare a sostenere perseguendo questi obiettivi. Incrementare la disponibilità di materie prime e cibo per contrastare la fame nel mondo, e fare economie di scala in un sistema agroalimentare in rapida evoluzione e in un mercato sempre più globalizzato, da un lato impone un attento equilibrio tra l’uso di risorse naturali come acqua e suolo, che sono limitate, e tecnologie non invasive, che rispettino l’ambiente garantendo la sicurezza alimentare; dall’altro, richiede investimenti per sostenere innovazione e ricerca a tutto campo, in particolare sul fronte delle nuove biotecnologie, che sono una possibile forte risposta nella lotta alle malattie delle piante senza uso della chimica”. Da qui la necessità di lavorare con determinazione alla prossima riforma della Pac per il periodo 2021-2027. “Al Parlamento europeo, che ho l’onore di rappresentare per l’Italia – osserva De Castro – lavoreremo per rafforzare il mercato unico e la fiducia dei consumatori, ma anche per opporci alle recenti tendenze verso una rinazionalizzazione della Pac, il protezionismo e la frammentazione. L’effetto Brexit, con la prossima uscita del Regno Unito dall’Ue, produrrà impatti negativi per tutti. Per questo continueremo a batterci per garantire più Europa, e benessere, per i cittadini europei e per la popolazione mondiale”.
Fonte: Platinum – Il Sole 24 Ore