Giansanti (Confagricoltura): “il nostro e uno dei paesi piu esposti” si teme per l’export di cibi e bevande
La crisi nel Mar Rosso e lungo il Canale di Suez può svuotare gli scaffali, mettendo in crisi la catena logistica delle merci via mare. Da li transitano infatti il 40% del commercio in entrata e in uscita dall’Oriente, il 12% dei traffici globali e circa 70mila navi ogni anno.
Un volume di imbarcazioni e prodotti che permette di abbattere i tempi di consegna delle merci. Secondo Enrico Folgori, presidente della Federazione europea della logistica integrata, “più passa il tempo più l’emergenza rischia di produrre effetti negativi, come l’aumento delle tariffe e del costo dei carburanti, con lo scenario concreto di un aumento dei prezzi al consumo”.
A cui si può sommare una possibile “speculazione” di produttori e commercianti, come ventilato dall’ad di Filiere Italia, Luigi Scordamaglia, per quanto riguarda i beni alimentari.
I DISAGI DA NORD A SUD
Mentre si impennano i costi dei noli, il problema di Suez crea infatti disagi nella pianificazione, con tempi allungati e non prevedibili. E più in generale, per un Paese come l’Italia che ha bisogno di componenti elettroniche e materie prime dall’estero, ci potrebbero esse re conseguenze pesanti, anche sul piano dell’attuazione del PNRR entro il 2026. D`altronde, come sottolineato dal commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni e da diversi economisti al Forum di Davos, la crisi geopolitica.
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Fonte: Il Messaggero