La Stampa
Il boicottaggio russo all’import agroalimentare può costarci 162 milioni. Scatta la seconda tornata di contro-sanzioni decise da Putin. Da ieri pomeriggio, i confini russi saranno chiusi a quattro categorie di prodotti agroalimentari in arrivo dall’Europa e dall’America come anche da Australia, Norvegia e Canada. Lo stop riguarderà: carne fresca e lavorata, latte e formaggi, beni ortofrutticoli freschi e secchi, e pesce. È la dura reazione del governo di Mosca alle sanzioni decise dai Paesi occidentali contro il conflitto in Ucraina. L’«embargo» avrà inizialmente la durata di un anno. Si tratta, finora, della contro-sanzione più dura decisa da Mosca. Nei giorni scorsi erano arrivate misure su singoli prodotti, ma le decisioni erano mascherate da ragioni sanitarie
a protezione dei consumatori russi. E frenetiche sono state ieri le reazioni delle varie associazioni di categoria. Il Consorzio del Parmigiano Reggiano DOP ha lanciato l’allarme tra i primi: l’anno scorso l’export di Parmigiano Reggiano in Russia ha toccato le 10.800 forme (con una crescita rispetto all’anno prima del 16%), per 5,8 milioni di euro di fatturato. Ora sono a rischio. Al coro si è unita anche l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi che teme perdite per 55 milioni di euro.