La Stampa
L’unico aspetto su cui la filiera risicola sembra ritrovarsi è l’azione contro i Paesi asiatici: per il resto, ci si divide un po’ su tutto, dalla legge sul mercato interno alle strategie di protesta. Un risultato però c’è: alla Camera dei deputati è stata approvata mercoledì in commissione Agricoltura una risoluzione che porta come prima firma quella di Giuseppe L’Abbate, del Movimento 5 Stelle. «Impegna il governo a intervenire per attivare la clausola di salvaguardia prevista dai trattati a tutela del mercato italiano del riso», spiega il deputato vercellese grillino Mirko Busto, co-firmatario dell’atto. Nel documento c’è anche altro: etichettatura e tracciabilità, prevenzione delle pratiche commerciali scorrette Ma anche il contrasto alla pubblicità ingannevole e comparativa illecita. Riprendendo un tema proposto da Coldiretti, si parla anche di migliorare le attività dell’Ente Risi in materia di crescita e competitività del comparto. Di questo, nell’ambito della nuova legge sul mercato interno, si sta discutendo da mesi anche al tavolo di filiera al ministero delle Risorse agricole. Quella attuale risale al ’58, ogni anno viene emesso un decreto per aggiornarla. Lo stesso governo ha la delega a legiferare, ma l’intesa sembra ancora lontana: «Un processo lungo e non scontato che necessita di tempo per valutare adeguatamente le conseguenze che le scelte tecniche possono avere sugli equilibri di mercato – spiega il novarese Peppino Ferraris, presidente della sezione riso di Confagricoltura -. Su molti aspetti si è trovato un accordo, ma ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere. In particolare sulle denominazioni di vendita delle varietà tipiche, dal Carnaroli all’Arborio, al Ribe, al Roma».
Da Roma all’Europa. Il fronte del riso si è già spaccato