La Stampa
Dalla pianura piemontese al Wisconsin, sulle tracce del falso gorgonzola, quello imitato e spacciato per formaggio Made in Italy. Fabio Leonardi, titolare del caseificio «Igor» di Novara (fatturato oltre 100 milioni l’anno), vicepresidente del Consorzio di tutela del Gorgonzola Dop, ha lasciato l’Italia per quindici giorni e si è trasformato in uno 007 perché voleva smascherare quell’agropirateria che fa tanto male alla nostra bilancia agroalimentare. E per dire «basta» alla contraffazione, l’«Italian sounding» che secondo una stima Coldiretti costa al nostro Paese trecentomila posti di lavoro e sviluppa 60 miliardi di euro, Leonardi ha battuto palmo a palmo le catene della grande distribuzione, è entrato in contatto con i produttori locali (anche un italiano), ha fotografato e portato a casa un dossier. «C’è di tutto – racconta – e ho capito perché noi negli Usa riusciamo a esportare soltanto 400 tonnellate l’anno del nostro vero gorgonzola. Tutti gli altri sono macroscopiche imitazioni, con denominazioni che confondono e richiamano il nostro Belpaese».
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