Dopo la buona annata 2015, che ha indotto trasformatori e commercianti a incrementare la produzione di latte e formaggi ovicaprini e gli acquisti oltrefrontiera per soddisfare una domanda interna e estera in espansione, quest’anno è cambiato l’intero quadro. La congiuntura è diventata difficile per l’accertato calo della propensione all’acquisto dei consumatori, sia italiani sia esteri, che ha determinato ribassi delle quotazioni di tutti i derivati del latte ovicaprino, a cominciare dal Pecorino Romano, per cui il sistema sembra tendere al ridimensionamento dell’offerta.
I dati relativi ai primi 5 mesi della campagna produttiva e commerciale indicano una tendenza al calo della raccolta della materia prima e di conseguenza della produzione di formaggi. Sono inoltre in atto un drastico ridimensionamento del nostro import (-40% circa) e una netta riduzione dell’export (-8,4%), che delineano per il 2016 una consistente diminuzione delle disponibilità di prodotto. Alla base di queste stime, che trovano sostegno nell’eccezionale incremento delle macellazioni di pecore e capre (+25% rispetto al 2015), ci sono, oltre a motivi di ordine naturale, anche iniziative – come l’intensificazione del ricambio delle fattrici in produzione – finalizzate a contenere l’offerta in relazione al recente rallentamento delle dinamiche commerciali interne e internazionali.
Fonte: l’Informatore Agrario