«L’agroalimentare è tra i settori che si sono dimostrati più resilienti davanti alla crisi causata dal Covid. Anche sul fronte delle esportazioni, i distretti agroalimentari dell’Emilia-Romagna hanno fatto segnare una buona crescita complessiva: + 7,4% la variazione tendenziale». Cristina Balbo, 54 anni e prima donna ad aver raggiunto l’incarico di direttore regionale in Intesa Sanpaolo, illustrai punti di forza del settore agroalimentare e ragiona sul rapporto con il mondo del credito. Alla guida delle regioni Emilia-Romagna e Marche dal gennaio scorso, Balbo ha già avuto l’opportunità di conoscere la realtà emiliano romagnola, e modenese in particolare, con le peculiarità che la contraddistinguono: «È un territorio – spiega – con un peso primario nell’economia nazionale con una presenza fondamentale nell’ambito dell’export e, dato che vogliamo parlare del settore agroalimentare, con una quantità di DOP e IGP che tutti conosciamo. Noi, come Intesa Sanpaolo, ci occupiamo da tanti anni dei distretti produttivi e Modena su questo piano si è sempre distinta anche perché meccanica, packaging, macchine agricole sono complementari al settore agroalimentare».
Settori che, al pari dell’intera economia italiana, si sono trovati improvvisamente alle prese con lo tsunami Covid-19. Che ruolo ha giocato Intesa?
«Fin dall’inizio è stato evidente che l’emergenza avrebbe creato per le imprese forti tensioni di liquidità quindi ci siamo attivati immediatamente, inizialmente proponendo soluzioni costruite dalla banca e a seguire mettendo a terra più velocemente possibile gli strumenti previsti dal Decreto Liquidità. Il sostegno finanziario dato in questi mesi alle aziende del territorio è stato molto rilevante, nei primi otto mesi dell`anno abbiamo erogato 2,2 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine alle imprese dell`Emilia-Romagna. In questo contesto di particolare criticità alcuni comparti si sono dimostrati più resilienti e tra questi c`è l`agroalimentare, che ha continuato a produrre per garantire i beni di prima necessità. L’export, stando ai dati del primo semestre, dei distretti agroalimentari dell`Emilia-Romagna ha fatto segnare una buona crescita complessiva (+ 7,4%), seppure i salumi del modenese abbiano registrato una contrazione dell`export, soprattutto per la riduzione delle vendite in Francia, secondo mercato di riferimento».
Analizziamo il rapporto di una banca come Intesa con un settore produttivo tanto importante, anche in relazione alle novità portate dalla pandemia.
«Con l’evoluzione così rapida dei mercati e i tanti fattori di incertezza in ambito nazionale e internazionale, è sempre più evidente l’esigenza di strumenti facilmente accessibili, efficaci e immediati a disposizione del sistema produttivo. Per questo anche l`erogazione del credito è caratterizzata da una continua evoluzione».
In che senso?
«Gli stessi criteri di rating stanno cambiando e, per fare un esempio, la capacità di innovare e fare rete diventa sempre più determinante nelle valutazioni. L`ulteriore plafond da 10 miliardi che destiniamo al nostro Programma Filiere, che consente alle piccole imprese di ottenere un migliore e più conveniente accesso al credito, è il segno tangibile della nostra fiducia nella ripresa compatta del sistema».
Non solo innovazione.
«L’innovazione è basilare ma un altro fattore decisivo è dato dalla sostenibilità. Nessuno potrà più permettersi il lusso di non occuparsi dell`impatto ambientale dell`attività produttiva e di non puntare sull’economia circolare. Intesa ha recentemente rafforzato il proprio impegno a favore delle piccole e medie imprese con una nuova soluzione per il credito denominata Sustainability Loan: grazie a un plafond di 2 miliardi di euro il gruppo sostiene le Pmi che intendono effettuare investimenti innovativi in base ai criteri ESG (Environmental, Social, Governance) in coerenza con il Piano della Commissione Europea per una crescita sostenibile».
Fonte: La Stampa