Aperta ufficialmente a Scardovari la commercializzazione del mollusco DOP, che alimenta una filiera tutta italiana. Mancin: «Una annata travagliata e avviata in ritardo a causa dell’attesa dovuta alla siccità dei mesi scorsi».
La Cozza di Scardovari DOP è pronta per essere mangiata. Anche se in ritardo rispetto ai tempi tradizionali che vorrebbero l’oro nero del Delta in arrivo sulle tavole italiane attorno a metà maggio, è finalmente decollata la campagna di raccolta 2022. Dal 6 giugno il Consorzio cooperative pescatori del Polesine ha dato il via alla commercializzazione dell’unico mollusco con la Certificazione di origine protetta.
A garantire questa filiera tutta italiana, ma soprattutto deltina, è il Consorzio di tutela della Cozza di Scardovari DOP e CSQA Certificazioni, un ente indipendente autorizzato dal ministero delle Politiche agricole. Un lungo processo, tutto manuale e a tradizione familiare, che parte dal seme raccolto a fine agosto tra la Sacca e il mare Adriatico che dopo le numerose lavorazioni invernali arriva alla raccolta vera e propria di inizio estate. Il cambiamento climatico però si fa sentire anche in questo settore nel quale i mitilicoltori operano in natura e la taglia minima commercializzabile, che si attesta attorno ai cinque centimetri, è stata raggiunta solo in questi giorni.
«Finalmente, anche se in ritardo, arriva la nostra Cozza DOP, frutto del Lavoro delle tante famiglie di pescatori che operano nella Sacca degli Scardovari – ha sottolineato Paolo Mancin, Presidente del Consorzio di tutela della Cozza di Scardovari DOP -. Un’annata travagliata per via dell`attesa forzata dovuta alla siccità del mesi scorsi, che non ci impedisce però di portare sulle tavole italiane il prodotto Dop, il massimo che possiamo offrire per qualità e sicurezza alla ristorazione nazionale e internazionale».
Fonte: Il Gazzettino