Presentato il report dei mercato del latte 2016. L’analisi, realizzata da Smea, Alta scuola di management ed economia agro-alimentare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, è costruita sui dati del 2015 fino al maggio 2016. Calano, per il secondo anno consecutivo i consumi domestici delle famiglie. Nel 2015 i consumi domestici di prodotti lattiero-caseari, secondo la banca dati ACNielsen, ammontano a poco più di 10,4 miliardi di euro, con un calo del -3,2% su base annua, calo che segue il -1,8% registrato sempre su base annua, nel 2014. La flessione del valore degli acquisti registrata nel 2015 è imputabile ad un calo contemporaneo sia in termini di volumi (-1,9%), che di valori medi unitari (-1,3%), mentre quella dell’anno precedente dipende in modo esclusivo dal crollo delle quantità acquistate (-2,6%), visto che contemporaneamente i prezzi evidenziano una leggera crescita (+0,8%).
A livello di singoli prodotti, si registra una situazione piuttosto differenziata. In controtendenza alcuni prodotti, come lo yogurt (+1,2% in quantità e +0,9% in valore). Calano invece, sia in valore che in quantità gli acquisti di formaggi a pasta semidura (-3,3% e -3,7% in volume rispettivamente), ma anche il latte fresco e il latte Uht (-7,4% e -0,4% rispettivamente). Aumenta invece la vendita dei due più importanti formaggi a denominazione, il Grana Padano DOP e il Parmigiano Reggiano DOP.
Questo crollo dei consumi, unito alla sempre più scarsa redditività del settore (il reddito netto per ora di lavoro è passato da 11,67 a 10,18 euro all’ora di lavoro familiare), porta da un lato l’abbandono degli allevamenti, dall’altro un aumento delle dimensioni medie. Secondo le stime dell’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici su dati Istat, in soli tre anni sarebbero scomparsi circa diecimila allevamenti da latte in Italia, con una accelerazione rispetto ai periodi precedenti.
Fonte: La Gazzetta di Mantova