Il direttore del Consorzio Vino Chianti: “Bene riforma DOP, la burocrazia ed i suoi tempi mettono a rischio il futuro di molte DOP. Servono disciplinari attuali e al passo con i tempi, misurati sul gusto di chi acquista.”
“Accogliamo la riforma delle Denominazioni di origine protetta (DOP) come un’opportunità, ma al tempo stesso dobbiamo fare in modo che i disciplinari siano al passo con i tempi e tarati sul gusto di chi acquista”. A dirlo è Marco Alessandro Bani, direttore del Consorzio Vino Chianti, di ritorno da Asti dove è intervenuto nel corso dell’evento “La riforma delle denominazioni d’origine: opportunità e criticità”.
L’appuntamento, organizzato dall’Accademia italiana della vite e del vino, in collaborazione con Piemonte Land, ospitato nella sede dell’Uni Astiss, ha rappresentato un momento di confronto ideale tra imprenditori e studiosi sulla riforma in corso di approvazione a Bruxelles, oltre che sull’eventualità connessa di adottare marchi collettivi e sul ruolo giocato dai Consorzi.
Tra i relatori figuravano anche Julian Alston (Università della California), Oreste Gerini (Direzione generale Ministero Agricoltura) e i Presidenti dei Consorzi del Lambrusco e del Prosecco DOC.
“Oggi la priorità – dice il direttore – è che il vino venga prodotto in funzione delle tendenze del mercato di destinazione, mercato all’interno del quale il Chianti immette ogni anno 100 milioni di bottiglie che rischiano, altrimenti, di restare in parte nelle cantine. Ora serve accelerare i tempi dell’istruttoria: un prolungato impasse sarebbe oltremodo nocivo per tutta la filiera vitivinicola”.
Si tratta di gestire efficacemente i meccanismi normativi. “Da subito – prosegue Bani – non siamo stati convinti dal ruolo che si voleva attribuire all’Euipo (l’ufficio dell’UE per la proprietà intellettuale, ndr), cioè quello dell’istruttoria delle modifiche e dei nuovi disciplinari. Questo perché non si tratta di una mera operazione tecnica: servono sensibilità e conoscenza più diretta delle ragioni produttive, oltre che delle esigenze politico – economiche del territorio”.
Uno scenario che, al momento, è stato scongiurato per l’opposizione avanzata dalle associazioni vitivinicole e da alcune parti politiche. “Ma restiamo certamente aperti – precisa Bani – ad ogni modalità di gestione delle pratiche che tuteli e migliori il settore, a patto che il tutto si svolga in tempi rapidi e certi”
“Per fare un esempio calzante sui tempi della burocrazia – conclude il direttore del Consorzio Vino Chianti – non è plausibile che le proposte di modifica del nostro disciplinare del Vino Chianti DOP siano sui tavoli ministeriali dalla data del 5 maggio 2022 ed ancora non siano state esaminate: questi tempi biblici non sono ammissibili quando il mercato richiede scelte veloci e tempestive in modo da essere nelle condizioni di esaudire le richieste del mercato”.
Fonte: Consorzio Vino Chianti