Sobrietà, ascolto e mediazione, toni morbidi ma decisi, se serve. Si chiude il triennio di Andrea Sartori alla presidenza del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, un mandato trascorso su due direttrici, la tutela della denominazione e la sua valorizzazione sul terreno della competitività.
Presidente Sartori, che Valpolicella ha trovato e che Valpolicella lascia?
«Diciamo che era in salute, e lo è ancora nonostante le tante difficoltà. In questi tre anni abbiamo spinto in direzione della qualità e della sostenibilità. Mi auguro che si possano apportare ulteriori modifiche al disciplinare al fine di premiare la qualità del nostro prodotto; in quanto alla sostenibilità, mi pare chiaro che il mondo non farà sconti. Dal 2017 la superfice RRR (Riduci, Risparmia, Rispetta) è cresciuta del 38,7%». Sui prezzi al ribasso, lei non è stato affatto tenero… «Il gioco al ribasso non porta a nulla e fa solo male alla denominazione. L’Amarone è una bandiera dell’enologia italiana e va difesa».
Capitolo tutela denominazione. Avete navigato in acque agitate: la battaglia legale con Le Famiglie Storiche e la querelle con la Camera di Commercio per la proprietà del marchio. Riassumiamo?
«In merito alla prima vicenda, posso dire che la sentenza di appello ha confermato come le denominazioni siano un patrimonio della collettività. E una sentenza che fa scuola. Sancito ciò, una volta definiti i confini della causa, siamo pronti a sederci attorno a un tavolo. La Camera di Commercio cederà il marchio al Consorzio. Va definita solo la parte amministrativa e legale. E un grosso passo in avanti. Era sul tavolo da tre anni».
Il presidente delle Famiglie Storiche Alberto Zenato, sulla riduzione delle rese ha posto un distinguo sulla zonazione: si è detto disponibile a discuterne col Consorzio per arrivare a una soluzione condivisa. Cosa risponde?
«È un tema sul quale si può certamente discutere».
La lotta alla contraffazione è un altro cavallo di battaglia del suo mandato…
«Abbiamo siglato due accordi; il primo due anni fa con l’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari del Ministero delle Politiche agricole (ICQRF); il secondo, poche settimane fa con la cabina di regia affidata al Comando Regionale Trentino-Alto Adige della Guardia di Finanza: la protezione del marchio è materia complessa e vitale. E necessario proseguire su questa strada».
Maurizio Martina, Gian Marco Centinaio, Teresa Bellanova; lei ha dialogato con tre ministri in tre anni. A proposito di continuità…
«La discontinuità è un male della politica italiana. Detto che abbiamo in questi anni rafforzato i rapporti con le istituzioni, cambiare in continuazione ministri e staff non è certo una bella cosa. Non fai ora a costruire un rapporto, e si cambia».
La maggior difficoltà che ha incontrato durante il suo mandato?
«Far collimare gli interessi di grandi produttori, piccoli produttori e cooperative. Troppo spesso si antepone il proprio interesse a quello del territorio».
Vuole tracciare un profilo del suo successore?
«Premesso che il presidente perfetto può uscire solo da un computer, vedrei bene una figura dalle spiccate capacità di mediazione».
Lei continuerà a svolgere un ruolo all’interno del Consorzio?
«No. Considero la mia missione conclusa. La nostra azienda di famiglia vive un periodo di forte cambiamento, e mi ci dedico al 100%. Ne approfitto per ringraziare quanti con competenza e passione lavorano al Consorzio. Un privilegio averli avuti al mio fianco».
Fonte: Corriere di Verona