L’idea era buona: dare vita ad un Consorzio di tutela Olio Extravergine d’Oliva Colline Teatine DOP e per questo progetto la Regione Abruzzo, attraverso fondi dedicati, aveva stanziato oltre 300 mila euro. Peccato che il progetto di valorizzazione del prodotto sia rimasto solo sulla carta e non abbia mai visto la luce, mentre il legale rappresentante pro tempore del Consorzio, Mauro Candeloro, avesse fatto circolare, già prima di ottenere il cospicuo finanziamento regionale, le etichette da apporre alle bottiglie dell’olio con tanto di autorizzazione (mai avuta ufficialmente) dalla Camera di commercio di Chieti.
Per questo motivo la Corte dei conti dell’Aquila ha condannato lo stesso Consorzio e il legale rappresentante Candeloro alla restituzione rispettivamente di 200mila euro e 40mila euro. Secondo i giudici contabili dell’Aquila Candeloro avrebbe avuto fin dall’inizio interesse nel solo introitamento della somma, ben sapendo che lo stesso non aveva i requisiti per poterla ottenere legalmente. Infatti i militari delle Fiamme gialle di Chieti, hanno scoperto su dichiarazioni rese dai soci, come gli stessi non abbiano mai preso parte alla vita del Consorzio. Lo stesso avrebbe comunicato alla Regione di avere 410 iscritti di cui 43 in età inferiore ai 40 anni. L’attenzione degli inquirenti si è infine focalizzata anche sulla realizzazione del sito web costato 30 mila euro sempre per la valorizzazione dell’Olio Extravergine d’Oliva Colline Teatine DOP, ma secondo l’accusa non operativo «da diverso tempo». «Volendo accedere alla tesi difensiva della mancanza di un intento fraudolento presente ab origine – hanno concluso i giudici – l’intera operazione appare piuttosto connotata da una estrema incuria e superficialità da parte del Consorzio, nell’ambito di un intreccio di ruoli e competenze tra il Consorzio stesso, le associazioni di categoria».
Fonte: Il Messaggero Abruzzo