Il Consorzio per la tutela dell’ Asti DOP (Asti e Moscato d’Asti docg) prevede di chiudere un 2016 con gli stessi volumi di bottiglie prodotte nel 2015 e si prepara al rilancio del prossimo anno inserendo anche una versione di Asti DOP secco. E’ quanto sottolinea il vicepresidente del Consorzio Stefano Ricagno in un colloquio con Askanews. Il Consorzio abbraccia 174 realtà imbottigliatrici, 16 cantine cooperative e 1.800 viticoltori. Dei circa 85 milioni di bottiglie prodotte annualmente l’85% è destinato all’esportazione.
“Ci aspettiamo un Natale positivo – dice Ricagno – anche se il legame con la festa principale dell’anno non è più così marcato. Abbiamo in cantiere progetti di marketing, in Italia e all’estero, a partire dagli Stati Uniti dove si è appena conclusa un’attività istituzionale per il Moscato d’Asti DOP di informazione ed educational rivolta ai buyer della ristorazione e della distribuzione specializzata,insieme a rappresentativi produttori della denominazione. Sempre dal mercato statunitense ci arrivano segnali positivi anche per l’Asti docg”.
“La caduta si è arrestata – dice ancora Ricagno – e questo ci darà fiato per impostare a livello di denominazione decisioni e iniziative che devono coinvolgere tutta la filiera“. A cominciare dall’Asti con minor residuo zuccherino, affiancando cioè alla versione dolce il demi-sec, il secco e l’extra-sec. “La denominazione ha le potenzialità per soddisfare i gusti di un target più allargato di consumatori; è anche un ritorno alla storia – osserva Ricagno – l’Asti spumante era lo champagne piemontese creato da Carlo Gancia con il metodo tradizionale che non prevedeva un blocco della fermentazione. Già allora il prodotto non era soltanto dolce. La tecnologia di oggi ci ha aiutato a perfezionare le metodologie di lavorazione proprio nella fase di spumantizzazione”.
La modifica del disciplinare di produzione, necessaria per ottenere varianti, ha già ottenuto l’approvazione dei soci del Consorzio e del Comitato Regionale Vitivinicolo piemontese; la pratica ora è al Ministero per la definizione dell’iter legislativo. Nel frattempo il Consorzio continua la sua azione all’interno di Piemonte Land che racchiude tutti i consorzi di tutela vitivinicoli della Regione che hanno presentato “l’Anteprima vendemmia” a Roma. Parola d’ordine: fare sistema per la promozione internazionale. “Ci dobbiamo presentare con una voce univoca, un cartello unico che parla del Piemonte, con le varie sfaccettature e denominazioni offerte da territori e vitigni. In questo ci stanno aiutando anche il turismo e il riconoscimento di patrimonio universale dell’Unesco. Vino, paesaggio, cibo e cultura come tante facce di una grande ricchezza di questo territorio”.
Fonte: Askanews.it