È come se tutto insieme venisse meno un mercato grande come gli Stati Uniti. Nel 2020 l’export di made in Italy agroalimentare potrebbe perdere 4 miliardi di euro, un colpo pesantissimo. A lanciare l’allarme è il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, che ha fatto i conti sulla base delle previsioni della WTO sull’andamento del commercio estero mondiale: a causa della pandemia, fanno sapere dall’organizzazione, gli scambi internazionali subiranno quest’anno un taglio compreso tra il 13 e il 32% rispetto al 2019. Anche le stime della Commissione UE sono preoccupanti: le esportazioni europee di vini, ad esempio, potrebbero far registrare un calo del 14%.
Per colpa del coronavirus, insomma, il made in Italy agroalimentare sarà costretto a interrompere quella fase di crescita continua che si era registrata negli ultimi anni, e che finora aveva compensato in misura significativa la stagnazione della domanda interna. Nel 2019, in particolare, le vendite di made in Italy agroalimentare all’estero avevano raggiunto la quota record di 44,6 miliardi di euro. Sulle prospettive del commercio internazionale pesa anche la questione dei dazi aggiuntivi degli Stati Uniti sulle importazioni agroalimentari della UE, nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus. Gli USA restano il terzo mercato di sbocco in assoluto dei prodotti agroalimentari italiani, con oltre 4,6 miliardi di euro. «A metà maggio – ricorda il presidente Giansanti – l’amministrazione Usa ha in programma la revisione delle tariffe doganali attualmente in vigore, che potrebbe colpire ulteriormente i prodotti agroalimentari in arrivo dall’Italia. In questa fase drammatica, dovrebbe essere assolutamente evitato l’inasprimento del contenzioso commerciale tra UE e USA». I dazi aggiuntivi Usa, pari al 25% del valore dei prodotti, si applicano sulle importazioni dall’Italia di formaggi, salumi, agrumi e liquori per un controvalore di circa 5oo milioni di euro. «La crisi del commercio internazionale non sarà di breve durata conclude Giansanti – per salvaguardare l’attività economica e l’occupazione è necessario riconquistare gli spazi oggi occupati dalle importazioni. L’obiettivo è quello di continuare a promuovere il consumo dei nostri prodotti. Possiamo anche far crescere la produzione agricola italiana da destinare alla trasformazione: dai cereali al latte, all’olio di oliva, fino alle proteine vegetali».
Fonte: Il Sole 24 Ore