Commercio estero: secondo una recente analisi basata su dati Istat, nel primo trimestre del 2017 si evidenziano incrementi che arrivano fino al 29,1% per l’alimentari italiani in Spagna e al 22,5% in Cina. Si tratta di un vero e proprio record per il Made in italy agroalimentare all’estero. Quasi i due terzi delle esportazioni nel 2017 interessano i Paesi dell’Unione Europea con il mercato comunitario che aumenta del 5,9%, ma il Made in Italy a tavola continua a crescere su tutti i principali mercati, dal Nordamerica all’Asia fino all’Oceania. Un balzo del 45% si registra in Russia, dove tuttavia i valori restano contenuti a causa dell’embargo che ha colpito gran parte dei prodotti alimentari ad eccezione del vino e della pasta, ma gli Stati Uniti con una crescita del 6,8% sono di gran lunga il principale mercato fuori dai confini dall’Unione, ed il terzo in termini generali dopo Germania e Francia e prima della Gran Bretagna.
Sul successo del Made in Italy agroalimentare all’estero pesano dunque in misura rilevante i cambiamenti in atto nella politica internazionale che potrebbero tradursi in misure neoprotezionistiche. Se il risultato delle elezioni francesi con la vittoria dell’europeista Emmanuel Macron dovrebbe scongiurare scossoni, nel rapporto con la Gran Bretagna si sentono già gli effetti della Brexit, mentre si attendono gli effetti degli annunci del successore di Barack Obama alla guida degli Stati Uniti, il neopresidente Donald Trump, che sta per scegliere i prodotti dell’Unione Europea da colpire, come risposta alla controversia generata dalla questione della mancata importazione di carne dagli USA in Europa per la disputa sugli ormoni iniziata con il ricorso al Wto nel 1996. ll settore agroalimentare troppo spesso è considerato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale” ha affermato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti dell’agropirateria internazionale che fattura oltre 60 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.
All’estero sono falsi quasi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi a denominazione di origine DOP a partire dal Parmigiano Reggiano DOP e dal Grana Padano DOP, ma anche il Provolone Val Padana DOP, il Gorgonzola DOP, il Pecorino Romano DOP, l’Asiago DOP o la Fontina DOP. Poi ci sono i salumi più prestigiosi dal Prosciutto di Parma DOP al Prosciutto di San Daniele DOP che spesso sono “clonati”, ma anche gli extravergini di oliva, le conserve.
Fonte: coldiretti.it