Consumi mondiali sostanzialmente stabili (+11%) e scambi internazionali in crescita indicano uno spostamento geografico dei consumi a cui l’export di vino italiano deve guardare con attenzione
Il consumo mondiale di vino è cresciuto tra il 2009 e il 2013 del 2,7%, superando i 31,7 miliardi di bottiglie (pari a 2,648 miliardi di casse da 9 litri). Cosa accadrà nei prossimi 5 anni? Risponde a questa domanda – di solito con un margine di errore minimo tra le previsioni e il consumo reale – lo studio di congiuntura Vinexpo commissionato a lwsr (international wine and spirit research). Per inciso lo studio copre 28 Paesi produttori e 114 mercati consumatori ed è realizzato su una banca dati molto vasta, precisa e dettagliata del mercato mondiale delle bevande a base di alcol.
Tra il 2014 e il 2018 il consumo mondiale dovrebbe raggiungere i 32,78 miliardi di bottiglie (equivalenti a 2,732 miliardi di casse da 9 litri), pari a un aumento dell’1%. Insomma non si tratta di una crescita, ma di un «mantenimento delle posizioni». In questo quadro è importante capire, dalle previsioni di Iwsr, da che parte tira il vento. Se i consumi sono stabili, infatti, ci sono tipologie di vini in auge e altre in calo nelle preferenze dei consumatori. E ancora la localizzazione geografica dei consumi cambia.
In crescita spumanti e vini rosati. La previsione è di crescita per i vini spumanti: nel 2013 rappresentavano l’8% dei consumi mondiali, nel 2018 saliranno all’8,9%. Due le bollicine in grande spolvero: il Cava, che già nel 2013 aveva aumentato le sue esportazioni di oltre 100.000 casse, principalmente verso Belgio, Nigeria e Francia, e il Prosecco, che ha raddoppiato l’export, in particolare nel Regno Unito e cresce in USA. Lo Champagne, dopo la diminuzione dell’1,4% nel 2013, causata dalla contrazione sui suoi tre principali mercati (Francia, Regno Unito e Stati Uniti), registra un consumo in crescita su numerosi mercati, tra cui Australia e Giappone.
Fonte: Informatore Agrario